Solo Grosseto prende la sufficienza nella classifica delle città basata sull’inquinamento, mentre Firenze ottiene un 3 I luoghi più sani sono anche quelli in cui l’infezione si diffonde meno, come sostengono molti studi tra cui quello di Oxford
di Ilaria Ciuti
Non è un caso che la maggiore incidenza del Covid in Toscana la si sia avuta nelle due piane di Lucca e Firenze, che sono le più inquinate, mentre l’unica città toscana che ha raggiunto la sufficienza quanto a qualità dell’aria è Grosseto che respira buona aria tra il mare e la Maremma e ha avuto anche meno contagi. Come spiega Fausto Ferruzza, dirigente di Legambiente Firenze, aggiungendo che quanto a legame aria pulita-meno virus esula dalle regole la Lunigiana « perché molto connessa con Parma e Piacenza che, quanto a Covid, sono state le prime regioni rosse d’Italia».
Le classifiche sulla qualità dell’aria cui si riferisce Ferruzza sono quelle delle pagelle assegnate dall’edizione straordinaria del report Mal’aria di Legambiente nazionale uscito adesso, in concomitanza con l’inizio delle misure antismog nel nord Italia. Ma propedeutiche anche alla preoccupante ripresa della pandemia che gli esperti giudicano debba ancora crescere con l’inverno. Perché pare ormai un dato di fatto che inquinamento e virus siano collegati, il primo come potenziatore e diffusore del secondo, visto che lo affermano i più recenti e importanti studi scientifici, compreso quello assai esaustivo dell’Università di Oxford. Mal’aria dà la pagella a 97 città italiane, riassumendo i dati dei cinque anni tra il 2013 e il 2018 (il 2019 non si discosterebbe molto dall’anno precedente perché lo smog, se diminuisce, lo fa molto lentamente). Di queste solo il 15%, contro l’85%, è sopra al fatidico 6. Firenze come le altre città toscane, tranne Grosseto, sono sotto. In fila decrescente, Grosseto prende 7, Pisa e Pistoia 5, Livorno e Massa 4, Arezzo, Firenze, Prato e Lucca 3. E ciò nonostante che a Firenze negli ultimi dieci anni la qualità dell’aria sia migliorata soprattutto per effetto della tramvia. Le pagelle di Mal’aria si basano sulle concentrazioni medie annue delle polveri sottili ( Pm10, Pm2,5) e del biossido di azoto ( No2) confrontate con i limiti medi annui suggeriti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità ( Oms), che guardando esclusivamente alle esigenze della salute, sono assai più stringenti di quelli della legislazione europea a cui si rifà la normativa italiana che, oltretutto, non considera il Pm 2,5 ( le micidiali polveri finissime che si inalano più facilmente). Legambiente sottolinea anche che « la maggior responsabilità dello smog va al trasporto su strada di persone e merci, come sostengono ormai gli Enti di ricerca, le Agenzie di protezione per l’ambiente ( Anpa) e la comunità scientifica internazionale».
Dunque a Firenze va meglio di dieci anni fa, « ma i dati di Mal’aria dicono che ancora non basta — dice Ferruzza — tanto più secondo i criteri dell’Oms e la sfida della pandemia: importanti studi scientifici sottolineano la capacità del particolato (le polveri fini) di veicolare il virus e segnalano la maggiore fragilità di persone affette da malattie cardiocircolatorie e respiratorie derivate dallo smog».