Per essere “fragili” l’età non basta. Inail, niente assunti

La multiforme produzione normativa attorno al Covid-19 non ha mai brillato per rigore. Si pensava, però, che usciti dall’emergenza la situazione sarebbe migliorata e invece no. Parliamo qui della speciale sorveglianza sanitaria che si deve ai cosiddetti “lavoratori fragili”, le cui linee guida sono stabilite da una circolare appena licenziata dal ministero della Salute. Un tema sentito in particolare dalla scuola – che ha oltre il 40% della forza lavoro sopra i 55 anni – ma che riguarda ovviamente tutto il mondo del lavoro: in sintesi, non basterà l’età per essere definiti “fragili”, ma un’apposita visita dovrà verificare l’esistenza di patologie che mettono a rischio il lavoratore che eventualmente si contagiasse col coronavirus (cardiovascolari, respiratorie, oncologiche, etc.).Il lavoro tecnico sulla circolare – che risolve almeno in parte la questione – è stato complicato da una “dimenticanza” nel decreto Agosto: nell’allegato che proroga alcune delle norme emergenziali varate quest’anno si sono dimenticati l’articolo 83 del dl Rilancio (maggio). E che dice? Prevede che i “datori di lavoro pubblici e privati” assicurino una “sorveglianza sanitaria eccezionale dei lavoratori maggiormente esposti a rischio di contagio, in ragione dell’età o della condizione di rischio derivante da immunodepressione”; stabilisce poi che sia il “medico competente” in azienda ad accertare il bisogno di sorveglianza eccezionale e, se quella figura non c’è, assegna quel compito all’Inail, autorizzata a questo fine ad assumere personale.

L’articolo 83 era talmente ben presente ai soggetti interessati che, una decina di giorni fa, l’intesa preliminare con le Regioni per emanare questa circolare s’era trovata proprio sulla base di quell’articolo. Problema: purtroppo, si legge nel nuovo testo, “il sopraggiunto decreto 30 luglio 2020 (…) non ha prorogato quanto disposto dall’articolo 83 (…); la predetta disposizione cessa, pertanto, di produrre effetti dal 1° agosto 2020”. Insomma, la “sorveglianza sanitaria eccezionale” è morta oltre un mese fa senza che se ne accorgesse nessuno. La cosa ha alcuni effetti bizzarri e non tutti negativi.

La dipartita della norma primaria di maggio ha consentito di fare al momento un testo più equilibrato sui lavoratori fragili: il primo decreto, infatti, spingeva molto sul fattore età (“in ragione dell’età”) per individuare le persone meritevoli di sorveglianza eccezionale. Ora la circolare scritta anche dall’Inail, citando le acquisizioni statistiche più recenti sulla mortalità da Covid-19, ha campo libero nello stabilire che “la ‘maggiore fragilità’ nelle fasce di età più elevate va intesa congiuntamente alla presenza di comorbilità che possono integrare una condizione di maggior rischio” (il 96,1% dei morti da virus presenta infatti una o, assai più spesso, due o tre patologie pregresse).

Sarà un medico a decidere chi è a rischio (“fragile”) e, insieme all’azienda, quali provvedimenti prendere per assicurare la salute del lavoratore: si può andare da una modifica delle mansioni fino, come ipotizzato ad aprile, a un giudizio di “inidoneità temporanea” al lavoro. La base legale non sarà più la “sorveglianza eccezionale”, ma quella ordinaria, garantita dalle leggi vigenti (per evitare ricorsi, però, questa circolare sarà probabilmente anche infilata in un provvedimento legislativo già in Parlamento).

Come detto, per ovviare alle carenze del sistema (il 13% delle aziende non ha sistemi di sorveglianza sanitaria) un grosso ruolo in questa fase era stato assegnato all’Inail e ai suoi quasi 200 uffici territoriali. Ecco, la dimenticanza del decreto Agosto suona quasi come una beffa per l’Istituto: morto l’articolo 83 del dl Rilancio, sono spariti anche i 105 milioni per assumere per 15 mesi oltre duemila tra giovani medici del lavoro, esperti della prevenzione e altre figure professionali necessarie. Il governo ha promesso che correrà ai ripari: se lo farà nella legge di Bilancio, però, se ne parla l’anno prossimo.

 

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