Simbolo dell’oro, ma anche della vergogna odiato dai protestanti, adorato da Van Gogh Il Tour lo ha santificato. E anche Björn Borg
di Marco Belpoliti
«Il giallo occupa un ventesimo dello spettro, ma è il colore più brillante», scrive il regista e pittore Derek Jarman in Chroma . Come dargli torto? Eppure, nonostante tutto, il giallo è stato un colore poco amato da diverse civiltà. Per quanto sia il colore della luce e del calore, della prosperità, della ricchezza, della gioia e della energia, lo è anche della malattia, della follia, della menzogna e del tradimento. Tra i primi colori prodotti dall’uomo per le pitture del paleolitico c’è l’ocra, una terra argillosa naturale molto fine colorata dall’ossido di ferro: trentamila anni prima di Cristo. Tuttavia il giallo ha avuto un formidabile concorrente: l’oro. Questi prende il posto del Sole per denotare il colore. Più di duemila anni fa il latino aurus indica dorato/ oro, un giallo brillante e saturo. Monete, tombe, affreschi: l’oro crea mitologie nel mondo antico, egizio e poi greco. In Esiodo c’è la mitica Età dell’oro. Tutti i culti antichi sottolineano il legame tra il giallo e la lucentezza, l’energia, la gioventù, la bellezza, la fecondità. Ma non è il giallo come lo pensiamo noi oggi. Le stoffe sono gialle per il loro legame con il Sole e a Roma l’indossano le donne, ma per Cicerone è anche il colore degli effeminati.
Nella miniatura medievale giallo e oro sono ben distinti e il secondo prevale poiché completa la tavolozza liturgica con il XIII secolo. Pastoureau in un suo libro si sofferma su una questione fondamentale: come nominare i colori? Questione complessa. Esistono termini diversi per indicare il giallo, tra cui flavus , che qualifica i gialli in natura, come fiori, frutti, manti di animali, e anche i capelli “simili all’oro”. Il latino possiede due parole specifiche: croceus e luteus . Nella Bibbia ebraica e poi in quella cristiana c’è poco giallo e molto oro, ed è proprio con il cristianesimo che cambia tutto. Da colore benefico il giallo diventa se non proprio malefico, almeno non-benefico. Pian piano si trasforma infatti in un colore equivoco, escluso che nei blasoni araldici del XII secolo. Le regine continuano però ad essere bionde come Apollo e Afrodite, salvo Ginevra, la bruna, non a caso un’adultera. Com’è che diviene un colore negativo, o almeno associato al negativo? Una spiegazione univoca non c’è. Una riguarda il colorito umano abbinato ai tipi di carattere. Nel Medioevo e nel Rinascimento il giallo è un colore secco, legato a un umore negativo e a un organo, la bile, quindi al carattere collerico; esprime declino, inaridimento, invecchiamento. Il primo vizio cui viene associato è l’invidia; per questo è visto come un colore falso e doppio, che inganna e imbroglia. Dalla bile si passa alla menzogna e alla fellonia. Quindi, scivolando sempre più verso i significati negativi, diventa il colore dell’eresia e del tradimento. Nella Cappella degli Scrovegni Giotto dipinge Giuda con abiti gialli: il diavolo poggia la mano sulla spalla del traditore ricoperta da una veste gialla, mentre questi con la mano sinistra regge la borsa coi trenta denari. Questo colore viene via via attribuito a carnefici, usurai, prostitute, falsari, musicanti, cantastorie e buffoni. Non è tutto così deciso e uniforme, ci sono delle eccezioni. Dopo la grande peste del XV secolo, ad esempio, i sopravvissuti iniziano a indossare abiti dai colori sgargianti, in particolare le donne: la gioia di vivere. Da dove viene il giallo con cui a partire da un certo punto in poi sono marchiati gli ebrei? Non è chiaro. Già dal Concilio Laterano IV nel 1215 si stabilisce infatti di distinguere ebrei e musulmani dai cristiani con un costume specifico. Le autorità secolari procedono in ordine sparso usando colori e forme differenti: rosso, bianco, verde, nero; e anche simboli, oppure oggetti: una rotella, una losanga, una stella, una cuffia, una cintura. Non solo loro: tutti quelli che esercitano mestieri reputati pericolosi, disonesti, o solo sospetti come chirurghi, musicanti, vagabondi e mendicanti. Nell’arco di poco tempo il giallo scompare dai vestiti delle classi alte: non è più di moda. Bisogna ricordare che per la Riforma l’abito sarà sempre un segno di vergogna: Adamo ed Eva prima della cacciata dal Paradiso Terrestre erano nudi, dopo si vestono. Sono stati i riformati a rendere scuro l’abito serio nei secoli successivi al Cinquecento: nero, grigio, marrone. Nel periodo tra il XVII e il XVIII secolo il giallo è all’ultimo posto nel gradimento della cultura europea: primo il rosso o il blu, poi il bianco e il nero, quindi il verde, ultimo viene il giallo. Nel 1895 Guglielmo II di Germania conia la formula “il pericolo giallo”, indicando così le popolazioni del Giappone e poi della Cina; eppure fino alla fine del Settecento quei popoli per gli europei e gli americani erano bianchi, come scrive ad un amico George Washington. Negli anni che precedono la Prima Guerra mondiale avviene il ritorno del giallo nella pittura: i Nabis, i Fauves, i cubisti, i futuristi, gli espressionisti. Pastoureau asserisce che è una reazione al dominio della cultura protestante dei paesi del capitalismo trionfante, negli Stati Uniti, dove il nero resta il primo colore. Il giallo spicca e per questo viene assegnato alle divise, agli oggetti che vogliono attirare l’attenzione. I pittori amano il giallo, colore caldo e luminoso. Basta guardare la Casa gialla di Van Gogh (1888) per capirlo. Comincia a vacillare la cromofobia luterana e calvinista.
Tornano gli arancioni, i rosa, i verdi, i viola. Ancora agli inizi del Novecento il giallo resta il colore con cui sono segnate le prostitute nei documenti. Pastoureau cita lo sport come campo in cui questo colore ha la propria rivincita, dal momento che le maglie dei giocatori usano colori vivaci: la maglia gialla del Tour e il rosa del Giro d’Italia; le palline nel tennis diventano gialle nel 1972 e i giocatori, ad esempio Borg, si vestono con questa tinta. Tuttavia nelle grandi città europee il giallo non è molto presente nelle facciate di case e palazzi, negli abiti delle persone e nelle carrozzerie delle automobili. I taxi sono gialli, ma sempre meno. La sua negatività permane. In casa solo nelle camerette dei bambini, o nelle cucine, i muri vengono tinti di giallo. Resta per tutti un colore eccentrico. Ora è apparso il giallo segnaletico; e ci sono i gilets jaunes . Forse è divenuto il colore del pericolo? In parte sì, tuttavia anche qui gareggia con il rosso. Poiché appare ancora poco usato, secondo Pastoureau può essere un colore disponibile. Designer di oggetti e di abiti, architetti e progettisti lo utilizzeranno? Sarà il colore del futuro? Non è certo. Di sicuro si vede bene.