Legge «provocatoria, liberticida e oscurantista», che mette «il bavaglio alla libertà di pensiero». Di più: frutto del «furore ideologico della lobby lgbt», per arrivare a chi, come il senatore leghista Simone Pillon, ritiene che se la legge contro l’omotransfobia e la misoginia in discussione in commissione Giustizia della Camera dovesse essere approvata «nessuno potrà opporsi all’utero in affitto».
Non ha ancora visto la luce ma il provvedimento che aggiunge ai reati previsti dalla legge Mancino anche le discriminazioni fondate «sul sesso, sul genere sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere» è già diventato il bersaglio degli attacchi delle destre e degli ultrà cattolici. Al punto che l’organizzazione Pro Vita chiede di scendere in piazza l’11 luglio perché «nessuno rischi di finire in carcere per le proprie idee e perché difende la famiglia». «Ce l’aspettavamo», replica il relatore della legge in commissione, il dem Alessandro Zan. «E’ una legge che è già fallita cinque volte. Questo è il sesto tentativo ma è chiaro che le opposizioni per quanto numerose non sono tante quante sono le persone che aspettano da tanti anni una legge che le difenda».
Onorevole Zan, però intanto piovono accuse.
Francamente sono stupito da tanto clamore. Stiamo parlando di una legge che difende persone che vengono picchiate, discriminate, bullizzate semplicemente per ciò che sono, perché si tengono per mano, perché si amano. Inoltre teniamo presente che l’Italia è ancora arretrata rispetto ad altri Paesi europei che si sono dotati di una legge contro i crimini d’odio. Noi non ci siamo inventati niente di nuovo, stiamo applicando la legge Mancino che già punisce i reati per razzismo, odio etnico, nazionalità e religione. C’è una giurisprudenza che ha più di 40 anni con sentenze della Corte costituzionale e Alessandro Zan, relatore del testo contro l’omofobia: «La libertà
di espressione è sacrosanta, ma non può diventare istigazione all’odio»della Corte di cassazione che limitano e bilanciano bene, in modo chiaro e inequivocabile, un principio sacrosanto in una democrazia liberale che è la libertà di espressione. Un concetto che non può però essere assoluto e diventare istigazione all’odio.
Tra le critiche alla legge c’è anche quella delle femministe che contestano l’uso di un certo linguaggio e in particolare della definizione ‘identità di genere’. Cosa risponde?
Il mondo del femminismo è vastissimo e tante intellettuali si sono espresse a favore della legge. Quella di identità di genere è una definizione consolidata nel nostro ordinamento. E’ presente anche nelle sentenze della Corte costituzionale una delle quali nel 2015 ha sancito il diritto di ciascuna persona a vivere la propria identità di genere. Ricondurre tutto alla questione ideologica trovo che sia un’involuzione del dibattito. Perché le donne, e anche le donne trans, non vengono picchiate per il loro sesso biologico bensì per il loro ruolo di genere. E poi l’identità di genere è una definizione contenuta nella convenzione di Istanbul.
La legge non è solo repressiva ma prevede anche l’istituzione di centri territoriali contro la discriminazione.
Si tratta di centri anti violenza ma anche case rifugio che oggi sono solo nelle grandi città gestite autonomamente dalle associazioni. Lo Stato si fa carico di realizzare, in collaborazione con le istituzioni locali e con le associazioni, questi centri che diano protezione alle vittime della violenza e che facciano anche mediazione sociale. Si tratta di un progetto pilota che viene finanziato quest’anno con 4 milioni di euro e poi vedrà un finanziamento annuale della stessa cifra.
Il consiglio comunale di Pescara non ha votato un ordine del giorno contro l’omofobia presentato come gesto di solidarietà con il ragazzo picchiato perché camminava tenendo per mano il suo compagno. Che segnale è questo?
Penso che sia l’espressione più crudele della politica. E’ davvero assurdo che la città non dia un segnale di sostegno e di solidarietà a quel ragazzo. Il contrasto ai crimini di odio non è più una battaglia comune sulla quale tutti dovremmo essere d’accordo perché stiamo parlando di una tutela rafforzata nei confronti di soggetti che sono vittime di violenza. Trovo tutto questo crudele.
Lei ha chiesto collaborazione all’opposizione, ci crede davvero?
Oggi (ieri, ndr) in commissione Giustizia abbiamo avuto una seduta molto, molto costruttiva, con un dibattito proficuo anche nella differenza di posizioni. E spero che si vada avanti in questo modo. Aspettiamo domani (oggi, ndr) quando la capigruppo deciderà il calendario d’aula per luglio e capiremo quando ci sarà la discussione della legge, Se come spero avverrà in questo mese è chiaro che in commissione bisognerà garantire un iter abbastanza spedito.