Una lunga crisi, poi il virus: ora la scelta di puntare sul wedding tourism
Aldo Tani
chianciano terme (siena)
Reinventarsi per non morire. Una stratagemma che a Chianciano Terme hanno imparato a proprie spese. Tutto è iniziato agli inizi degli anni Novanta, quando lo Stato ha smesso di «passare» le cure termali gratuite. Il centro della Valdichiana era un punto di riferimento nel panorama nazionale e l’indotto generato dalle terapie era un toccasana per tutta la comunità. Lo stop è stato un uragano che ha travolto tutto e tutti, aprendo una lunga stagione di crisi.
I tantissimi alberghi nati per far fronte alla richieste dei decenni precedenti erano sempre più vuoti e l’attività congressuale, nuova vocazione di Chianciano, non garantiva gli accessi sufficienti. C’è stato poi il periodo dei migranti, con le strutture ricettive pronte ad accaparrarsi i bandi di gara per l’accoglienza. Niente da fare, i fasti di un tempo erano sempre più lontani. Toccato il fondo, l’amministrazione comunale è ripartita dall’attività termale, puntando questa volta sul benessere. La carta si è rivelata vincente e ora il Comune ha deciso di aprire una via nuova, affiancando a questa base solida il turismo matrimoniale. «Prima che il virus bloccasse tutto, avevo firmato un’ordinanza per trovare nuove location dove sposarsi, oltre a una villa di nostra proprietà e al palazzo comunale — afferma il sindaco Andrea Marchetti — Noi chiediamo il comodato d’uso gratuito per cinque anni e in cambio siamo convinti di offrire ai privati un grande ritorno». In attesa che qualcuno si faccia sotto, le terme restano comunque la punta di diamante dell’offerta. Oggi sono gestite da una società privata e la quota di capitale appartiene per l’80 per cento alla Regione e per 20 al Comune. Quindi, se a inizio giugno arrivasse dal governo il via libera a riaprirle, il fatidico «sì» pronunciato alle terme non avrebbe ostacoli. «L’emergenza sanitaria è stato un duro colpo, perché ci eravamo già mossi nelle fiere internazionali del wedding — confessa Marchetti — Però, il nostro turismo per l’80 per cento è fatto da italiani e quindi, appena le persone si potranno muovere fuori regione, confidiamo di ripartire».
I numeri del 2019 dicono che le presenze nel città termale sono state 650 mila, ma l’amministrazione ha fissato 1 milione come obiettivo da raggiungere. Se centrato, potrebbero tornare utili anche gli 8 mila posti per pernottare, che al momento sono fuori scala. Un aiuto potrebbe arrivare dall’onda lunga generata dal titolo di «Città europea dello sport 2019». «Per noi è un grande risultato — sottolinea il sindaco — Questa nomina premia la scelta di buttarsi in questo settore, diversificando ancora di più la nostra offerta». Il perpetuo movimento, considerato che oggi la parte terapica rappresenta solo il 10% dell’attività termale, ha poi portato Chianciano a fare squadra con gli altri 8 Comuni della zona, all’interno dell’ambito turistico della Valdichiana. Oltre all’enogastronomia, con Montepulciano a giocare la parte del leone nell’ambito del distretto «Strada del vino Nobile di Montepulciano e dei saporti della Valdichiana Senese», uno dei tratti condivisi è proprio la promozione turistica legata al wedding. Ognuno mette sul tavolo le proprie specificità: ville, castelli e tutte le bellezze che l’area può offrire. Un «sì, lo voglio» alle terme però si può dire solo a Chianciano.