Dall’intervista del Valentini apprendiamo che abbiamo un’altra arma letale che sconfiggerà tutti i mali. A risolvere i problemi della città dopo la Francigena, Siena capitale della cultura, l’outlet a Isola d’Arbia sarà il polo tecnologico di eccellenza, quello del Basilichi: tranquilli non si trema! Non si trema anche perché il Monte dei Paschi non è più un problema italiano, come si legge in un altro passo dell’intervista. Ed essendo Siena in Italia anche per la città la banca non è più un problema. Peccato però che fra i soci che hanno sottoscritto i numerosi aumenti di capitale, ci siano anche dei risparmiatori come i dipendenti della banca e i cittadini senesi che vivono, fino a prova contraria, nel Paese del sole. Chi lo ricorda, come sto facendo io in questo momento, è animato da una volontà strumentale. Le preoccupazioni relative al mantenimento della direzione generale a Siena saranno superate perché nello statuto della Fondazione è scritto, a caratteri cubitali, che la direzione della banca è e resterà, a Siena. Peccato che la Fondazione, al momento, ha un peso specifico del 2,5% e da che mondo è mondo le volontà societarie si “contano” nelle assemblee. La Fondazione dovrà, altresì, fermare la fusione con un’altra banca, a detta del Valentini, a quando, cioè, i tempi saranno migliori; quando, quest’ultima, avrà recuperato credibilità e fiducia. Peccato che il Monte sia stato obbligato dalla Consob a pubblicare, in un comunicato, le determinazioni della BCE che lo vincola ad una aggregazione. Evidentemente quella credibilità e quella fiducia sono lontani da arrivare visti gli obblighi che la Comunità Europea impone alla ex banca di Siena. Ma, tranquilli, il già sindaco di Monteriggioni ci dice che metterà sul piatto tutto il suo peso e tutti i suoi rapporti per ottenere i due risultati: il mantenimento della direzione generale a Siena e il rinvio della fusione. Me lo auguro vivamente sperando, però, che nel frattempo, le sue conoscenze siano cambiate. Non siano più quelle che, in qualche modo, lo avevano rassicurato ai tempi della individuazione della capitale europea della cultura. Se Valentini ha veramente del peso, perché non lo usa nei confronti del Clarich? L’amministritivista che, ancora una volta, da presidente dimostra di fare come gli pare. Sui vertici del Monte, poi, non viene espresso nessun giudizio a differenza di quello lapidario rilasciato da Guzzetti: “morto un Papa se ne fa un altro”. Giudizio dato da un esperto di dichiarazioni diplomatiche che in questo caso ci fa capire, senza dirlo, cosa pensa dell’attuale presidente del Monte. Tempo fa, in un altro articolo, facevo appello all’addetto stampa del Comune perché controllasse le dichiarazioni del Valentini e, laddove fosse possibile, le limitasse drasticamente. A distanza di tempo devo prendere atto che, purtroppo, sia una missione impossibile.
Pierluigi Piccini