Il giornalista, morto a Roma, aveva 79 anni
di Enrico Franceschini
Talvolta i giornalisti sono testimoni della Storia. Giulietto Chiesa, scomparso ieri a Roma a 79 anni, ha contribuito a farla. Le sue cronache dall’Unione Sovietica, come corrispondente da Mosca dell’Unità a partire dal 1980, giocarono un ruolo nel distacco del Partito Comunista Italiano da quello sovietico, rivelando ai militanti del nostro Paese che l’Urss non era il paradiso dei lavoratori: che a Mosca c’erano criminali, corruzione, ingiustizie, carenze dei generi di prima necessità e che, in definitiva, si trattava di un regime totalitario senza scusanti. Quando tornava in Italia per partecipare ai Festival dell’Unità, molti “compagni”, delusi e stupefatti, lo insultavano. Enrico Berlinguer, allora segretario del Pci e protagonista della svolta con Mosca, subì forti pressioni interne per rimuoverlo. Ma aveva bisogno di lui nella marcia di allontanamento dal socialismo reale. In seguito, ha ricoperto lo stesso incarico da Mosca per La Stampa, a cui fu chiamato dal direttore Paolo Mieli e dal condirettore Ezio Mauro: anch’esso un ruolo dal significato non solo giornalistico, per il passaggio senza precedenti di un corrispondente dall’Urss dal giornale del Pci a quello della Fiat. Negli anni della perestroika, insieme alla moglie Fiammetta Cucurnia, inviata a Mosca di Repubblica, conobbe da vicino Mikhail Gorbaciov, finendo per diventarne intimo amico: dopo il crollo dell’Urss, l’ex leader del Cremlino andava volentieri a cena nella loro casa moscovita.
Paradossalmente, negli anni di Putin, quando ha continuato a frequentare assiduamente la Russia pur tornando a vivere a Roma, Chiesa ha preso una posizione opposta: lui che aveva smitizzato l’Unione Sovietica comunista era diventato il difensore del nazionalismo putiniano, rimproverando all’Occidente di non riconoscere gli interessi di Mosca.
Giulietto Chiesa ha fatto molto altro: ha scritto libri, La rivoluzione di Gorbaciov e Cronaca del golpe rosso fra i più interessanti; è stato parlamentare europeo, nella lista Di Pietro- Occhetto, dopo avere lasciato il Pci-Pd di cui fu dirigente a Genova negli anni della gioventù; ha fondato in epoca recente una rete televisiva online, PandoraTv, fonte di controversie per il suo atteggiamento filorusso. E alla fine si era fatto una fama di cospirazionista per una serie di inchieste su presunti complotti dietro l’attacco all’America dell’11 settembre 2001.
Chi scrive, avendolo conosciuto bene nei viaggi da un capo all’altro della Russia, in Cecenia, in Afghanistan, non può fare a meno di ricordarne anche il lato più personale ed umano: Giulietto, che parlava il russo alla perfezione, era uno straordinario raccontatore di barzellette, anzi di anekdot, gli aneddoti russi da elargire durante interminabili brindisi a base di vodka; un esperto giocatore di scacchi; un ballerino infaticabile. Grazie alle apparizioni alla tivù locale, era popolare a Mosca come e più che in Italia: tutti i canali russi hanno dato ieri notizia della sua morte.
Corrispondente da Mosca Giulietto Chiesa era nato ad Acqui Terme il 4 settembre 1940