SE UNA STAGIONE E’ FINITA
di Roberto Barzanti
La pandemia disseminata da Covid-19 suscita interrogativi non solo di ordine scientifico. È azzardato fissare i passaggi della ripartenza: ci si muove nell’ambito del probabile.
Una domanda tra le altre ci angustia: come ripensare dopo la crisi le nostre città? La degenerazione consumistica è stata esorbitante: non una componente tra le altre, compatibile con le funzioni plurali tipiche di insediamenti ospitali, ma un’ossatura proterva e esclusiva. E i cosiddetti «centri storici» son diventati isole separate, mercati naturali. Modelli di sviluppo esaltati acriticamente in nome di un mirabolante progresso hanno rivelato il loro fallimento. Non saranno le tecnologie da smart city di per sé a dissolvere impedimenti e divisioni.
Immaginando il futuro di Siena si avverte la necessità di affrontare con coraggio critico questioni cruciali. La dimensione internazionale è destinata, almeno nell’immediato, a restringersi. Può esser rilanciato lo slogan del «piccolo è bello». È rassegnazione da respingere! I duecento studenti cinesi dell’Università per stranieri son tornati in patria e seguono costanti le lezioni della didattica a distanza. Il digitale dilagante fino a che punto fagociterà con un «progressismo forzato» movimenti e scambi? Come si rifletterà nei sistemi di educazione e istruzione? E nella stessa organizzazione del lavoro, nella miriade di piccole e medie imprese? La politica è chiamata a riconquistare autorevolezza nell’orientare le scelte da compiere non arrendendosi a diktat economico-finanziari.
Il Comune finora è sembrato far troppo affidamento su iniziative effimere e futili, su un turismo di bassa lega. Sono da rimettere a fuoco, piuttosto, progetti di respiro. Un mirato rafforzamento dell’area medicale con la costruzione di un moderno Centro didattico potrà qualificare ulteriormente una linea già attiva con la Fondazione Toscana Life Sciences. Le ricerche in materia son destinate a crescere. Così come quelle, avviate, sulla sicurezza alimentare. Colpi gravi stanno subendo segmenti strategici dell’agroalimentare: richiederanno una solerte attenzione. Le aziende per le quali in provincia è stata concessa l’apertura in questo periodo sono circa 400: l’accordo raggiunto è stato definito con encomiabile responsabilità e con piena sintonia tra Prefettura e sindacati.
L’elenco di altri incoraggianti episodi potrebbe proseguire. Purtroppo insieme a carenze e ritardi non secondari. La riconversione dell’antico ospedale Santa Maria della Scala a centro espositivo e culturale polivalente, a cabina di regia di una rete diffusa di laboratori creativi e produttivi, è tuttora avvolta dalle nebbie. Non è il caso di riprendere il discorso e insistere sul trasferimento nelle sue auguste stanze della Pinacoteca nazionale?
Per il Monte dei Paschi è prevedibile l’accentuarsi, di necessità, della sua natura pubblica con effetti imprevedibili. La Fondazione Mps è ridotta al lumicino, ma d’intesa con la Finanziaria senese di sviluppo e con altri soggetti può ritrovare dinamicità. La Regione Toscana non soltanto per il settore biomedico già è una sponda essenziale.
Il Comune intende portare a definizione la proposta di Piano Operativo. Dibattere per via telematica un documento urbanistico così delicato non è il metodo migliore per giungere a soluzioni efficaci da sottoporre alla successiva consultazione. La documentazione disponibile consiste più in un’arrovellata normativa che in una sequenza organica di progetti, tale da sfociare in una «riappropriazione di luoghi» nella «città fisica» e di non tralasciare il disegno aggregativo di quella «Grande Siena» che il paralizzante blocco attuale fa ancor più desiderabile. Le opposizioni hanno dichiarato la loro disponibilità a cooperare con spirito unitario. È un’offerta che il sindaco De Mossi dovrebbe cogliere inserendo all’ordine del giorno anche i temi spinosi del Piano.
L’arcivescovo Augusto Paolo Lojudice non ha usato metafore. Ha bollato come «insensate» le critiche rivolte da Salvini per la decisione di celebrare la Pasqua a chiese non aperte: «il rapporto con Dio – ha detto – lo possiamo coltivare ovunque, anche nel chiuso di una cella». Oggi, ha aggiunto, è il tempo di un «lavoro comune», è urgente battersi contro «il clima distruttivo o non ci saranno grosse prospettive». E l’ammonimento vale per il fervore dello spirito come per praticare una lungimirante e solidale convergenza in ambito politico.