Colf e badanti licenziate su due piedi E i mille rider: ” Anche a noi l’indennità”
di Valeria Strambi Messe da parte, dimenticate, congedate come se fino al giorno prima non fossero state indispensabili. Sfiorano quota 25 mila le badanti e le colf che, prima dell’emergenza coronavirus, lavoravano nel territorio fiorentino. Oggi in centinaia, soprattutto donne e in larga percentuale straniere, si sono viste sbattere la porta in faccia da quelle stesse famiglie che le ospitavano a casa per assistere i genitori anziani, guardare i bambini o tenere in ordine l’appartamento.
Per loro, al momento, non esiste alcun ammortizzatore sociale o tutela economica, non vale la cassa integrazione o i 600 euro promessi dal governo per le partite Iva. Di queste persone, nel decreto Cura Italia del premier Conte, non c’è traccia. Maria, 45 anni, viene dalla Moldavia e fino a due settimane fa assisteva una signora anziana a Sesto Fiorentino. La figlia della donna l’ha salutata con una frase secca: « In questo momento non ci servi più, grazie. Ora che sono in smart working ci penso io a seguire mia mamma». Ana invece viene dalla Romania e fino ai primi di marzo si divideva tra le pulizie in una villa e vari interventi su chiamata in condomini o uffici: « Il lavoro non mancava mai — racconta — Ora sono giorni che il telefono non squilla. Quel che più mi preoccupa è non poter più mandare i soldi alla mia famiglia, rimasta in Romania. E di raggiungerli, con ogni spostamento bloccato, non se ne parla». Le più fortunate, comunque tenute lontane dalle case in cui operavano, continuano a ricevere lo stipendio, nella maggior parte dei casi dimezzato. Altre, pur non guadagnando ormai nemmeno un euro, sono tenute in stand- by con la promessa di lavorare di più e quindi ricevere più soldi una volta superata la fase di emergenza.
« Ogni giorno rispondiamo a decine di telefonate — racconta Francesca Battistini della Filcams Cgil Firenze — La loro prima preoccupazione, che si somma al danno economico, è di non avere più un posto in cui andare. Molte vivevano a casa delle famiglie e vengono lasciate per strada con la facilità con cui si rinuncia a una borsa costosa non più necessaria in tempi di crisi » . A scattare è spesso la paura: «Molti ci chiamano per capire come fare a licenziarle — aggiunge Battistini — Noi consigliamo di aspettare o, al massimo, di ridurre le ore. La replica è che in questo momento anche loro non lavorano e preferiscono non spendere altri soldi o che hanno paura di essere contagiate».
Non solo colf e badanti: a essere stati ignorati dal governo sono anche i ciclofattorini. Gli oltre mille rider attivi sul territorio, attraverso la pagina Fabebook ” Firenze riders” e insieme a Nidil Cgil, hanno lanciato la campagna social #dimenticatida-Conte. «L’indennità prevista nel decreto Cura Italia è riservata a chi ha partita Iva o una collaborazione coordinata e continuativa, mentre la maggior parte dei rider per volontà delle piattaforme lavora con una collaborazione occasionale — spiega Talem Parigi di Nidil Cgil — Molti ristoranti hanno chiuso e interrotto le consegne a domicilio e questo significa un grosso calo del lavoro. Allo stesso tempo, però, sono aumentati i rider, soprattutto quelli che avevano un altro impiego principale ma che ora su quel fronte sono fermi ». I turni sono diminuiti drasticamente e anche le persone sono più diffidenti: « Chi è più fortunato riesce a guadagnare 40 euro a settimana — afferma una rider, Bruna — Non abbiamo dispositivi di sicurezza. l’azienda non ce li fornisce, e io sono riuscita a procurarmi una mascherina solo grazie all’aiuto del mio ragazzo. Ho paura ad andare in giro ma non posso fermarmi».