di Giovanna Casadio
ROMA Emma Bonino, ex ministra degli Esteri, storica leader radicale in prima linea nella battaglia per i diritti, l’annuncio di Erdogan che non tratterrà più i profughi in Turchia crea un’emergenza migranti, dopo quella del coronavirus?
«È un’emergenza politica in cui i migranti non sono il problema, ma la manifestazione del problema, che è l’assenza di qualunque progetto e responsabilità di governo su un tema che impegnerà tutti gli stati europei per i prossimi decenni. Il coronavirus passerà, l’immigrazione no. È cambiata la demografia del mondo, sta cambiando la demografia europea. Le aree del Nord Africa e del Medio Oriente che fino a alcuni anni fa erano congelate da regimi autoritari risalenti alla stagione di Yalta sono esplose. Il problema è che si mette la testa sotto la sabbia per non vedere questa realtà mutata».
Decine di migliaia di profughi prevalentemente siriani premono ai confini europei: è un’onda che non si ferma e di cui avere paura?
Quali pensa siano le cifre reali?
«Non ho idea delle cifre reali. Idlib è una città popolosa, oltre che strategica. E a pesare non sono solo i numeri di Idlib. La Turchia oggi gestisce, anche per conto dell’Ue, tre milioni e mezzo di profughi che può “inviare” da un momento all’altro sui confini europei. Abbiamo appaltato la gestione e il governo di un problema alla Turchia. Incapaci di governarlo da europei. Abbiamo dato a Erdogan il coltello per il manico».
Nell’isola greca di Lesbo, che è ormai l’isola dei rifugiati, la tragedia riguarda anche i bambini la cui disperazione è tale da portali a atti di autolesionismo: cosa facciamo davanti a tanta atrocità?
«Le catastrofi umanitarie non sono solo tragedie morali, sono fallimenti politici. I diritti dei profughi non sono affidati al buon cuore e alla generosità umana , ma a un insieme di regole e di garanzie che ormai consideriamo derogabili per esigenze di “sicurezza”. Non soccorrere profughi che rischiano la vita e soffrono la fame non è solo disumano, è contrario alle regole di diritto a cui siamo vincolati. Non si deroga all’umanità né alle regole di diritto».
È stata convocata una riunione straordinaria dei ministri degli Interni Ue, quale posizione dovrebbe assumere l’Italia?
«Il conflitto siriano è un conflitto ampiamente internazionalizzato.
Dovremmo “europeizzare” almeno la gestione delle conseguenze che riguardano più direttamente l’Ue e non solo gli stati europei prossimi alle aree di crisi. L’Italia per la Libia, la Grecia per la Siria. Ma l’Italia rimane prigioniera, anche con questo esecutivo, della trappola sovranista, che è un’ideologia che esibiamo, ma è innanzitutto un costo che subiamo, visto che l’assenza di integrazione e coordinamento europeo su questi temi oggi danneggia soprattutto l’Italia. Sono gli stati “sovrani” a portare la Ue alla paralisi».
La drammaticità della situazione mediorientale la conoscevamo, ma d’improvviso tutto ci riguarda: è così?
«Facciamo finta di stupirci, ma in realtà si sapeva benissimo cosa sarebbe successo. Il Medio Oriente e il mondo arabo hanno iniziato da tempo una transizione che non sappiamo dove porterà. Il disimpegno americano, dal punto di vista strategico, era già stato annunciato nella stagione di Obama. L’assenza di prospettive politiche diverse da quelle “tribali” o “religiose” accresce il disordine. Di fronte a questo problema preoccuparsi dei profughi è preoccuparsi delle conseguenze senza volersi occupare delle cause.
Per tornare al coronavirus, è come se volessimo arginare il contagio lasciando i contagiati al loro destino».
Abbiamo dato sei miliardi di euro alla Turchia di Erdogan per non fare passare i profughi: era la strada giusta?
«Erdogan ha guadagnato due volte dall’accordo, in termini economici e in termini strategici, perché oggi dispone di una “bomba umana” di milioni di profughi, che può fare esplodere quando vuole. L’Europa ci ha perso due volte, perché ha pagato per farsi ricattare, e perché ora deve gestire un’emergenza che non sarebbe stata tale se negli anni si fossero ordinatamente accolti e ricollocati in Ue i profughi siriani. Un continente di 513 milioni di abitanti come la Ue non solo può permettersi, ma deve anche attivamente organizzare flussi migratori ordinati e robusti. Dieci anni fa il paese Ue con la percentuale più alta di over 65 era la Germania.
Oggi è l’Italia e la Germania è scesa al quinto posto, grazie all’immigrazione».
Anche il memorandum Italia-Libia va stracciato o rivisto?
«Non esiste di fatto alcun accordo tra autorità italiane e libiche, ma solo linee di finanziamento a un’attività di repressione, detenzione e sfruttamento di profughi contraria a regole minime di diritto e civiltà giuridica. Che senso ha proseguire con la finzione di un accordo?».
Lei fu arrestata a Kabul dai talebani 23 anni fa: ora i talebani hanno detto di garantire i diritti delle donne.
«Bene. Vedremo».