Ma ci sarà poi un Conte Ter oppure un altro governo con un’altra maggioranza, come ha detto ieri Matteo Renzi? “Tra oggi e domani dovrebbe esserci un incontro di questa pattuglia che vuole mettersi sul mercato per alzare il prezzo” spiega uno dei responsabili “in sonno”, nascosto nel proprio gruppo di appartenenza, che nei giorni scorsi è stato contattato in vista del convivio che si svolgerà “certamente fuori dai Palazzi”. Quanti saranno a riunirsi non è noto, anche se pare certo chi sia a organizzare l’iniziativa: Renata Polverini alla Camera e Paolo Romani al Senato sono indaffaratissimi. Avevano sperato che Mara Carfagna s’intestasse un’iniziativa di rottura con Forza Italia. Ma poi quella “si è convinta che i tempi non erano maturi e ha smesso di scalpitare pensando in prospettiva. La sua”.
I nomi sono quelli circolati negli ultimi giorni: pezzi di “liberal” di FI, adepti del centro di Lorenzo Cesa, totiani, cani sciolti del “misto”, ex pentastellati e pure renziani di ritorno. A Palazzo Madama ce ne vorrebbero 17, tanti quanti i senatori di Italia Viva, ma potrebbero bastarne anche una decina, dovendo pescare tra le sensibilità più varie. C’è chi non vuole morire salviniano e chi giura “mai col centrosinistra”. Giovanni Toti la mette così: “Se questo esecutivo andasse in crisi, la via maestra sarebbe un governo elettorale, scelto dal presidente Mattarella, visto che il voto subito è impossibile: prima c’è il referendum sul taglio dei parlamentari, poi le Regionali di primavera…”. Ma di qui all’autunno la strada è lunga e può succedere di tutto.
Quelli dell’Udc hanno già tentato di convincere Berlusconi a mettere in campo un progetto più ampio di Forza Italia, ma per ora lui è rimasto freddino. Risultato? Si presenteranno alle Regionali con la loro lista scudocrociata, nel centrodestra ma con la speranza di rosicchiare i voti agli azzurri. Tra le ammosciate truppe berlusconiane, al netto dell’insonnia che affligge chi si vede già disoccupato, c’è pure che si è messo comodo: all’ex Cavaliere sarebbe stato assicurato che i nuovi componenti dell’Agcom non saranno ostili alle sue aziende, quindi nulla accadrà.
Poi ci sono i renziani. Tra di loro alcuni, se non proprio pentiti, sono “perplessi”. Non capiscono lo scopo di questa guerriglia a bassa intensità con Conte e Zingaretti, se non ad alzare il prezzo in vista di una maggiore voce in capitolo su legge elettorale e nomine. Perché “questa tattica finora non ci ha portato un voto in più”. E “se Renzi strappa, e non lo farà mai sulla prescrizione, non tutti lo seguiranno”, assicura una fonte. Chissà come si traduce “responsabili” tra le montagne del Pakistan…