Il che significa emergenza occupazione con 22 mila posti di lavoro a rischio che, come abbiamo scritto nell’inchiesta pubblicata domenica scorsa, diventeranno 30 mila nel prossimo biennio. Un epilogo davvero triste per un gruppo che, in un passato neppure troppo lontano, ha rappresentato uno dei punti di forza dell’industria italiana. All’epoca si chiamava Stet, era leader sui mercati internazionali delle telecomunicazioni, esprimeva tecnologie avanzate, capacità innovative d’avanguardia e una classe manageriale di primo livello.
La storia di come è stata distrutto il gruppo Stet a partire dalla privatizzazione merita riflessioni critiche perché è una sconfitta pesante per l’intero Paese. All’epoca la privatizzazione fu il prezzo pagato dal governo ai diktat dell’Europa. Oggi, di passaggio in passaggio della proprietà, sono rimasti solo brandelli. Il marchio resta glorioso, ma lo spezzatino che si sta delineando rappresenterà l’ultimo atto di una dispersione di valore clamorosa. Certo gli azionisti attuali riusciranno a ridurre le perdite o perfino a guadagnarci. Per quanto riguarda l’Italia significa che, unico Paese tra i principali d’Europa, perderà definitivamente il controllo della società italiana delle telecomunicazioni. La Germania ha Deutsche Telekom, la Francia conta su Orange, la Spagna può vantarsi di un motore di sviluppo come Telefonica. Nessun governo è intervenuto nella difesa del campione nazionale. Così, senza troppi turbamenti, è andato in liquidazione un grande patrimonio industriale e tecnologico.
Il Sole 24 Ore – Fabio Tamburini – 14/11/2018 pg. 1. https://www.ilsole24ore.com/