L’idea del sindaco per regolare gli ingressi a San Marco dal 2018. Un pass per i residenti
rancesco furlan,
venezia
È una piazza, ma anche un museo a cielo aperto. Per entrare non serve esibire un biglietto a pagamento, ma potrebbe presto essere necessario un pass, almeno per i residenti, per chi ci lavora e per i turisti che vi soggiornano. Per tutti gli altri sarà semaforo rosso agli ingressi di piazza San Marco, almeno fino a quando l’area compresa tra la Basilica e le Procuratie Vecchie e Nuove non si sarà svuotata, almeno un po’. Punti di riferimento nella viabilità di tutte le città del mondo, nel centro storico di Venezia le lanterne verdi e rosse potrebbero apparire fuori contesto, sulla pietra d’Istria, usati per regolare il traffico dei pedoni.
« Li installeremo a partire dal prossimo anno», ha anticipato ieri il sindaco Luigi Brugnaro nell’incontro per il bilancio di fine anno, durante il quale ha annunciato anche la volontà di ricandidarsi, anche per portare a termine il pacchetto di interventi per regolare il turismo. E che per ora ha visto, ad esempio, l’introduzione degli accessi prioritari agli imbarcaderi per residenti e pendolari in possesso dell’abbonamento. Uno dei prossimi passi, entro la fine del 2018, riguarda il contingentamento degli ingressi a piazza San Marco. “ Non impediamo di passare a nessuno, ma proviamo a rallentare il flusso. E quando il semaforo diventa verde, si potrà entrare nuovamente nell’area”.
Cifre ufficiali non se ne fanno, ma da tempo si parla di 65mila persone come capienza massima per una piazza San Marco ancora vivibile. La decisione fa parte del piano per regolamentare il turismo a cui il Comune sta lavorando da tempo, sollecitato dalla minaccia dell’Unesco, rientrata dopo che il Comune ha presentato le prime proposte. O Venezia fa qualcosa per regolamentare il turismo di massa — era stato il monito arrivato da Parigi — o rischia di entrare nell’elenco dei siti a rischio. Accantonata l’idea di un ticket d’ingresso per un luogo pubblico come una piazza, il Comune cercherà di dirigere il traffico anche se, per stessa ammissione del sindaco, molte cose restano ancora da chiarire rispetto alla gestione dei semafori, agganciati a telecamere capaci di fotografare in tempo reale la situazione della piazza. E far diventare rosso il verde. E viceversa. « Prima andrà fatta la sperimentazione sul numero di persone» è l’ipotesi di Brugnaro, «ci sarà una tessera specifica per chi vive, lavora, o soggiorna a Venezia, e paga perciò una tassa di soggiorno. Chi invece viene in giornata saprà che potrebbe vedersi ritardare l’ingresso a San Marco » . I più penalizzati sarebbero quindi i turisti della gita fuori porta, quelli che arrivano in treno da Verona o Bologna per una passeggiata a Rialto o una foto all’isola di San Giorgio da Riva degli Schiavoni. Ma se la piazza è piena e non si riesce ad entrare? Un’app dovrebbe permettere di verificarlo. «Così i turisti si regolano».
Se l’idea dei semafori per San Marco è solo una boutade o un progetto che si concretizzerà si vedrà presto, ma nel frattempo viene accolta con freddezza da associazioni e comitati anche perché su altri fronti, come le destinazioni d’uso dei palazzi, la città va in direzione opposta. Aumentando a dismisura l’offerta alberghiera, come dimostrano i recenti casi dell’ex Catasto o del Palazzo della Camera di commercio. «Potrebbe sembrare un pesce d’aprile se non fossimo a dicembre», dice Lidia fersuoch, referente locale di Italia Nostra, «perché si interviene a valle quando bisognerebbe farlo a monte. Con i palazzi che continuano a trasformarsi in alberghi, e le nuove strutture ricettive anche a Mestre, come è pensabile di fermare i turisti con un semaforo? » . Critico anche Marco Gasparinetti, del comitato civico 25 Aprile, tra i più battaglieri in città: «Ora ci aspettiamo da Brugnaro le targhe per i residenti e l’obbligo di circolare a giorni alterni. Una proposta inapplicabile, chi controllerà chi passa e chi no? I turisti vanno fermati prima, non quando sono già arrivati, senza contare che così si andranno a congestionare le zone vicine e ancora vivibili, come il sestiere di Castello».