Politica italiana/2018 Next, l’anno che verrà /Prospettive Le elezioni in Italia e quelle del midterm negli Stati Uniti; il quinto compleanno del pontificato di Bergoglio e il campionato del mondo di calcio senza la nostra nazionale. Ecco che cosa ci aspetta nei prossimi dodici mesi
Il 2018 sarà per la politica italiana l’anno delle elezioni più incerte e forse meno risolutive della storia repubblicana. Queste sono le previsioni dei sondaggi, il che significa che qualche colpo di scena è sempre possibile.
Ma già ora tutti, a cominciare dal Quirinale, s’interrogano sul prossimo futuro.
Se il nuovo Parlamento non sarà in grado di esprimere una maggioranza stabile – fosse pure l’intesa tra Pd e Forza Italia di cui si favoleggia – il Paese sarà avviato verso una stagione di trattative interminabili e di governi fragilissimi, affidati al gioco effimero delle convergenze parlamentari.
I nomi intorno ai quali si discute per tali ipotesi sono quelli dell’attuale premier Paolo Gentiloni e forse di Giuliano Amato, oggi giudice della Corte Costituzionale.
Ma tutto è prematuro.
Occorrerà prima contare i voti delle elezioni di marzo e stabilire i reali rapporti di forza. Fissare cioè il peso dei tre poli: Pd e alleati minori, Cinque Stelle, centrodestra diviso tra berlusconiani, leghisti e seguaci di Giorgia Meloni. Senza dimenticare l’incognita della sinistra di Grasso e Laura Boldrini, in grado di trarre vantaggio dalla confusione generale.
Solo allora Mattarella comincerà a cucire i brandelli del sistema. Non sarà un compito facile.
La Germania insegna che si può restare lunghi mesi senza governo.
E se capita a Berlino, nessuno si stupirà se anche Roma si troverà a breve nella stessa paralisi.
Il che, con il nostro debito pubblico, non è una prospettiva incoraggiante.
Ma già ora tutti, a cominciare dal Quirinale, s’interrogano sul prossimo futuro.
Se il nuovo Parlamento non sarà in grado di esprimere una maggioranza stabile – fosse pure l’intesa tra Pd e Forza Italia di cui si favoleggia – il Paese sarà avviato verso una stagione di trattative interminabili e di governi fragilissimi, affidati al gioco effimero delle convergenze parlamentari.
I nomi intorno ai quali si discute per tali ipotesi sono quelli dell’attuale premier Paolo Gentiloni e forse di Giuliano Amato, oggi giudice della Corte Costituzionale.
Ma tutto è prematuro.
Occorrerà prima contare i voti delle elezioni di marzo e stabilire i reali rapporti di forza. Fissare cioè il peso dei tre poli: Pd e alleati minori, Cinque Stelle, centrodestra diviso tra berlusconiani, leghisti e seguaci di Giorgia Meloni. Senza dimenticare l’incognita della sinistra di Grasso e Laura Boldrini, in grado di trarre vantaggio dalla confusione generale.
Solo allora Mattarella comincerà a cucire i brandelli del sistema. Non sarà un compito facile.
La Germania insegna che si può restare lunghi mesi senza governo.
E se capita a Berlino, nessuno si stupirà se anche Roma si troverà a breve nella stessa paralisi.
Il che, con il nostro debito pubblico, non è una prospettiva incoraggiante.
La Repubblica – STEFANO FOLLI – 28/12/2017 pg. 38 ed. Nazionale.