L’editoriale del direttore Nico Perrone
L’Onu, nella persona del suo segretario generale Antonio Guterres, doveva sbarcare in Ucraina all’inizio dell’invasione russa. Mettersi subito in mezzo ai contendenti, anche a rischio della sua incolumità. Altrimenti a cosa serve presiedere l’Organizzazione delle nazioni unite? A prendere lo stipendio standosene al calduccio mentre quelli si scannano? Il segretario Guterres finalmente ha vinto la paura e dopo due mesi è comparso sulla scena del crimine. Prima ha deciso di incontrare gli invasori, i russi, Putin e il suo obbediente ministro degli Esteri, suscitando la protesta del presidente dell’Ucraina che voleva essere lui, l’aggredito, il primo a riceverlo. L’Onu, questa l’impressione, arriva tardi.
Al momento a parlare sono missili e pallottole, la guerra continua distruggendo e ammazzando. Il ministro russo non si è nascosto, alzando subito lo scontro a livello mondiale. Per Lavrov, infatti, è la Nato in guerra con la Russia avendo deciso di armare l’esercito ucraino a tutto spiano. Gli Stati Uniti non sono stati a guardare e, tranquilli, a loro volta hanno ancora di più alzato il livello di scontro convocando a Ramstein, in Germania, i rappresentanti politici e militari di ben 40 paesi alleati. Per gli americani in gioco non c’è l’Ucraina ma tutta l’Europa. Per questo bisogna sconfiggere Putin e tagliare le unghie ai russi, impedendo loro di fare altre guerre.
Gli americani sono così, diretti, a loro non frega niente se questo loro ragionamento, nei fatti, rafforza quanto va ripetendo Putin, e cioè che la guerra in Ucraina punta in realtà a far fuori lui e il suo regime. Intanto oggi i ministri della Difesa di 40 Paesi riuniti nella base aerea di Ramstein in Germania hanno deciso di inviare più armi, anche pesanti, all’esercito ucraino. Il segretario alla Difesa americano, Lloyd Austin, ha dichiarato che l’obiettivo è aiutarla a vincere la guerra. Ne sapremo di più tra poco, al termine dell’audizione del Segretario di Stato Antony Blinken da parte della Commissione Esteri del Senato americano. Toccherà a lui, dopo le parole del collega della Difesa, spiegare fino a che punto gli Stati Uniti vogliono spingersi per indebolire la Russia.
Da parte dell’Ucraina, oltre alle armi, il governo ha chiesto soldi alla comunità internazionale: “Servono almeno 5 miliardi di dollari al mese per aprile, maggio e giugno- ha detto il ministro delle Finanze – e due miliardi devono arrivare dagli Stati Uniti” ha sottolineato.
In Italia, dopo le manifestazioni per la festa della Liberazione, si continua a discutere se l’invio di armi alla resistenza ucraina non sia in contrasto con la ricerca di una soluzione per la pace. Il problema è che non si possono mettere sullo stesso piano le pallottole dell’aggressore e quelle dell’aggredito, che non si può far finta di niente di fronte al diritto di un paese a scegliere da che parte stare. Il momento è drammatico, e l’Europa deve scegliere che ruolo giocare: se quello di attore nell’attuale schieramento geopolitico mondiale o quello di potenza continentale che si batte per la pace e la giustizia sociale, per riformare l’Onu liberandolo dalle catene e dai veti, per sconfiggere gli autoritarismi interni all’Occidente.
Una parola, alla fine, sulla presa di posizione di Alessandro Orsini sul ‘Fatto’ riguardo la nostra libertà: “…Nelle società libere le teste degli elettori non possono essere rotte con i manganelli e allora il problema è elaborare le tecniche più raffinate per controllarle attraverso la distorsione e la manipolazione dell’informazione…”. Basta e avanza, per Orsini insomma alla fine viviamo in una finta democrazia, in una dittatura più sofisticata di quella fascista. Per il nostro professore Orsini ci affidiamo a quanto diceva il nostro amico Stanislaw Jerzy Lec: “Solo chi è sano di mente può impazzire”.