Non sufficientemente spiantati, non abbastanza dandy, non totalmente maudit: i protagonisti del romanzo di Karl-Joris Huysmans sono il riassunto di un decadentismo imperfetto, rigidamente eterosessuale, di sguardo tutto maschile e di velleità piccolo borghesi. Capolavoro dello scrittore francese, torna in libreria in italiano dopo quasi un secolo di assenza.
Se fossi un dittatore sanguinario avrei ottime ragioni sia per proibire la lettura di Vite di coppia di Karl-Joris Huysmans sia per incoraggiarla, perché il romanzo, appena pubblicato da Prehistorica nella traduzione di Filippo D’Angelo, mette in scena due mezze calzette senza nerbo e senza ideali, che da un lato rappresenterebbero un esempio del tutto negativo per i miei sudditi (non ce li vedrei con un fucile in mano a combattere le mie guerre) e dall’altro uno del tutto positivo (non hanno nessun interesse per la politica e mi lascerebbero fare il bello e cattivo tempo insieme alla cricca dei miei oligarchi).
Sì, perché Huysmans, per raccontare quel teatro di guerra permanente che sono le relazioni di coppia (figlio del suo tempo, la immagina esclusivamente eterosessuale), usa per la fazione degli uomini due anonimi giovani parigini degli anni Settanta del XIX secolo, André e Cyprien (alla fazione delle donne ci arriviamo dopo). I due sono artisti (scrittore il primo e pittore il secondo). Leviamoci subito dalla testa l’idea che siano bohémien o dandy: André e Cyprien non sono sofisticati sodali di Swann e non frequentano il palazzo dei Guermantes, né si autodistruggono in eccessi di alcool e droghe, rosi dalla Sehnsucht dell’oeillet violet. André e Cyprien sono due piccoloborghesi che vogliono stare al calduccio quando fuori fa freddo e che vogliono una donna per essere serviti e riveriti e la sera, se gli gira, coccolati. Non hanno convinzioni, non hanno opinioni, criticano gli altri piccoloborghesi solo perché, sotto sotto, sanno di essere come loro. Vivono alla giornata, guidati da desideri e sensazioni superficiali.
Di conseguenza, e qui Huysmans è un grande nella rappresentazione urbana, li seguiamo per una Parigi che non è la monumentale capitale dove fanno carriera ambiziosi come Georges Duroy, né la città misera e degradata di Gervaise Macquart e Auguste Lantier. Affatto, la Parigi di André e Cyprien è un paesone di botteghe, ristoranti e uffici, popolato da lavandaie, camerieri e portinai: quanto di più piccoloborghese ci si possa immaginare.
André, il protagonista, uscito così autentico dalla penna di Huysmans, che riesce difficile pensarlo costruito a tavolino, è una frana con le donne e come artista, è pigro e trova sempre scuse per non mettersi a scrivere. La moglie gli mette le corna, la domestica lo deruba e lui passa le giornate a spiare dal balcone gli impiegati del ministero. Non riesce a prendere una decisione e quando lo fa se ne pente subito. Non ce n’è abbastanza per sentirlo uno di noi, di noi che lo facciamo domani perché oggi siamo stanchi, di noi che gli altri ci passano sempre avanti perché sono raccomandati?
Vite di coppia non è invecchiato di un giorno da quando è stato pubblicato centocinquant’anni fa. Leggiamo la storia di André e Cyprien, ma in realtà racconta di noi, di noi che non sappiamo rinunciare a quel cioccolatino o a quella birra, dei nostri capelli sempre un po’ spettinati, del male che ci fa la mail sgarbata del nostro capo o la ragazza o il ragazzo con cui flirtiamo online e che non ci fa gli auguri di compleanno.
E adesso veniamo alla fazione delle donne. Il mondo costruito da Huysmans nel romanzo rispecchia quello in cui viveva: gli uomini erano al centro e le donne un gradino sotto e di lato, gli uomini potevano essere chi volevano (almeno in teoria), le donne solo in funzione di un uomo. In Vite di coppia si combatte una guerra asimmetrica, gli uomini sono incomparabilmente più forti e le donne possono vincere in una sola maniera: manipolando gli uomini.
A differenza delle opere successive, dagli esiti più cupi ed estremi, Huysmans in questa supera la guerra tra le due fazioni. Ci mostra che si può cercare una persona non in funzione di quello che puoi darci, ma di quello che possiamo costruire insieme e, anche se non arriva a mostrarci una società in cui donne e uomini sono pari (probabilmente questo era oltre i suoi orizzonti culturali), ci mostra unioni basate sul rispetto reciproco e sulla tolleranza: ci mostra la pace.