di Antonio Di Costanzo
NAPOLI — Per Whirlpool la discussione è chiusa: la fabbrica di Napoli sarà venduta alla Passive refrigeration solutions (Prs), società con sede a Lugano. Zero margine di trattativa, nessuna possibilità di ripensamento tanto che anche il ministro dello Sviluppo economico alza bandiera bianca: «Non ha senso continuare a sedersi dinanzi a persone che hanno già deciso e che sono eterodirette – afferma Stefano Patuanelli – il ministero che ho l’onore di dirigere non ha più strumenti per evitare la procedura di cessione, nonostante ci sia un accordo firmato ad ottobre 2018. Per questo la discussione continuerà con il coinvolgimento del Consiglio dei ministri ». Missione fallita, quindi, per il neo ministro dello Sviluppo economico che ieri ha provato a riaprire i giochi in extremis, ma si è trovato davanti a un muro invalicabile. «Abbiamo fatto un’analisi di dettaglio del piano e degli investimenti di Prs, siamo convinti che sia una soluzione solida – afferma l’amministratore delegato Whirlpool Emea, Luigi La Morgia – l’opzione di riconversione è l’unica che permette di garantire i massimi livelli occupazionali sul sito di Napoli e i 410 posti di lavoro». Al temine della riunione l’ad della multinazionale Usa ha parlato di incontro costruttivo durato circa un’ora ma è tutt’altra la ricostruzione che arriva dal ministro: «Ho chiesto loro due cose molto semplici – rivela Patuanelli – : le scuse per lavoratori e istituzioni, e il ritiro della procedura di cessione. Due cose per poter riavviare il dialogo interrotto in via unilaterale dall’azienda. L’ho fatto senza alzare la voce, ma con la determinazione di un accordo firmato dalla stessa azienda a ottobre 2018». Al rifiuto di La Morgia, il ministro ha chiuso il tavolo e ha passato la palla al premier Giuseppe Conte che, però, avrà margini strettissimi in cui muoversi. Il capo politico di 5S Luigi Di Maio aveva minacciato la revoca di incentivi, poi ne aveva promessi altri 17 in due anni, ma anche lui aveva fallito e non era riuscito a smuovere Whirlpool da una decisione che, ormai è chiaro, era stata presa da tempo. A Napoli la tensione è altissima. Ieri nuovi cortei: «Noi non molliamo», hanno urlano gli operai in strada. Venerdì 4 ottobre la protesta si sposta a Roma.