Le donne sono le vittime predestinate dell’emirato instaurato a Kabul. Molte cercano di fuggire, giustamente, altre continueranno a lottare nel loro paese. Tra quelle che restano vi sono le attiviste di Rawa d
Abbiamo sentito una di loro (per motivi di sicurezza non possiamo indicare il nome). «Siamo preoccupate perché non sappiamo come evolverà la situazione. Non è la prima volta che ci troviamo ad affrontare una guerra, lo abbiamo fatto dal ’92 al ’96 e, ancora peggio, dal ’96 al 2001, ma siamo sopravvissute. È quasi impossibile provare ad analizzare questo scenario e predire il futuro ma siamo sicure che le forze al potere continueranno a formare e alimentare criminali fanatici, a perpetrare la guerra, e noi continueremo la nostra lotta e a trovare il modo di difenderci, vivendo e lavorando clandestinamente in Afghanistan».
Ora tutto il mondo sembra preoccupato per la sorte delle donne afghane…
Le donne hanno sempre sofferto negli ultimi 40 anni. La violenza è stata tremenda, le donne venivano pubblicamente giustiziate e lapidate dai taliban, le scuole delle ragazze bruciate, stupri, rapimenti, matrimoni forzati e prematuri sono continuati per anni. Anche di recente le scuole per ragazze e i reparti di maternità negli ospedali sono stati attaccati con bombe, numerosi bambini sono morti prima di vedere la luce e alcune madri uccise non hanno potuto vedere i loro figli. Centri di istruzione sono stati attaccati provocando la morte degli studenti. Sale per matrimoni sono saltate per aria.
Con alcuni progetti «appariscenti», superficiali, privi di contenuto e di una falsa libertà, gli Usa hanno ingannato il nostro popolo e il mondo. Le loro preoccupazioni sono false e demagogiche. Sapevano cosa stava succedendo, ma hanno continuato a sostenere fondamentalisti misogini e reazionari e hanno riconsegnato il paese a una banda di terroristi barbari. È un macabro scherzo sostenere che «diritti delle donne», «democrazia», «costruzione della nazione», etc. facevano parte degli obiettivi degli Usa e della Nato. Gli Usa erano in Afghanistan per destabilizzare la regione e per mostrarsi più potenti dei loro rivali, in particolare le potenze emergenti come Cina e Russia e colpire le loro economie con guerre regionali.
Molti appelli internazionali chiedono ai taliban di aprire le frontiere per chi vuole lasciare il paese. Qual è il modo migliore per aiutarvi?
Viviamo un momento estremamente difficile e pensiamo che le persone, le cui vite sono in pericolo, debbano poter lasciare il paese. Tuttavia, fuggire dal paese non è mai la soluzione, occorre rimanere e lottare contro il regime. Ci sono molti modi per aiutare gli afghani e in particolare le donne. Noi abbiamo bisogno che il popolo italiano faccia sentire la propria voce contro le politiche guerrafondaie degli Usa e dei loro alleati e appoggi e rafforzi la lotta del popolo afghano contro la barbarie. La comunità internazionale deve chiedere conto ai governi che hanno tradito il popolo afghano e metterli di fronte alle loro responsabilità.
Devono denunciare il gioco sporco di Usa, Nato e Onu, hanno creato il caos e poi hanno dichiarato guerra. Una volta occupato il paese, hanno creato ulteriori conflitti e hanno lasciato solo rovine e un caos totale. Noi chiediamo ai paesi occidentali di non riconoscere il regime dei taliban anche se raccontano di essere cambiati rispetto al passato. E poi i sostegni finanziari devono essere impiegati per aiutare gli sfollati interni che stanno soffrendo senza tende, cibo, vestiti, toilette e minime cure sanitarie.
Eravate pronte ad affrontare questa situazione? Come immaginate il futuro?
Avevamo previsto questa evoluzione. Ma non così repentina. I taliban sono entrati a Kabul in poche ore. L’11 ottobre 2001, all’inizio dell’occupazione, Rawa aveva dichiarato: «La continuazione degli attacchi Usa e l’aumento delle vittime civili non solo giustificheranno i taliban, ma causeranno un rafforzamento delle forze fondamentaliste nella regione e nel mondo». Questa occupazione ha portato solo bagni di sangue, distruzione e caos. Ha trasformato il nostro paese nel più corrotto, meno sicuro, infestato dalla mafia della droga e un luogo pericoloso soprattutto per le donne. Tutte le forze imperialiste invadono paesi per i loro interessi strategici, politici e finanziari ma attraverso menzogne e false immagini di un Afghanistan «liberato» hanno cercato di nascondere i reali motivi.
Negli ultimi 20 anni, Rawa ha chiesto la fine dell’occupazione Usa/Nato, per poter decidere il nostro futuro. Il futuro è molto cupo. E per le donne tornare sotto il burqa dopo vent’anni è quasi impossibile. I taliban cercano di prendere tempo per organizzarsi. Tutto è successo così velocemente, ora devono costituire un governo, la loro intelligence e istituire il Ministero per la propagazione della virtù e la prevenzione del vizio, responsabile del controllo di tutti i dettagli: lunghezza della barba, vestiti e il Mahram (maschio accompagnatore) per le donne. I taliban dicono che non sono contro i diritti delle donne nel quadro della sharia (legge islamica). Ma la sharia è vaga e interpretata in modo diverso dai regimi islamici secondo la propria agenda politica. I taliban vogliono il riconoscimento dell’Occidente e cercano di darsi una immagine più accettabile. Forse tra qualche mese diranno che indiranno elezioni, che credono nella giustizia e nella democrazia! Queste false promesse non cambieranno la loro natura e resteranno fondamentalisti islamici: misogini, disumani, barbari, reazionari, antidemocratici, antiprogressisti.
La mentalità dei taliban non è cambiata e non cambierà mai. Noi continueremo a lottare per un Afghanistan indipendente, libero, laico, democratico e giusto. Queste aspirazioni appaiono molto difficili da realizzare perché siamo circondati da nemici potenti, che hanno i loro interessi da realizzare. Le forze democratiche sono sempre state eliminate e questo rende la nostra lotta ancora più ardua ma siamo convinte che la resistenza esiste, diventerà più forte e le prossime generazioni alla fine vinceranno. Abbiamo sempre detto che nessuna nazione può esportare i «diritti delle donne» o la «democrazia». Crediamo che le donne afghane continueranno la lotta e nessuna oppressione, tirannia o violenza potrà fermare la resistenza.