Unicredit-Mps è un caso politico La Lega e i sindacati all’attacco

Salvini: “La vendita rischia di essere un regalo”. Le sigle dei lavoratori temono lo spezzatino e fino a 6 mila esuberi Monte dei Paschi ultima negli stress test dell’Europa. La Borsa promuove l’operazione, esito del negoziato entro 40 giorni
di Andrea Greco e Vittoria Puledda
MILANO — Gli stress test sulle banche europee, in cui Mps è risultata la peggiore delle 50 scrutinate con perdite di 2,7 miliardi in tre anni e patrimonio azzerato in caso di scenari avversi, agitano la piazza politico- istituzionale dietro cui il Tesoro prepara il salvataggio della banca senese.
Il negoziato con Unicredit, sostenuto da una base di incentivi per l’acquirente da perfezionare ma nell’ordine di qualche miliardo, irrita la Lega il cui leader Matteo Salvini parla di «contrattare più tempo con l’Europa, altrimenti facciamo un regalo a Unicredit», mentre il Pd chiede che il governo vada a riferire in Parlamento e, insieme ai sindacati, sembra più preoccupato dei futuri esuberi, che secondo fonti dei lavoratori potrebbero spingersi fino a 6 mila dipendenti su 20 mila, con costi di ristrutturazione di 1 miliardo circa solo per l’esodo volontario.
Davanti all’ennesima prova di fragilità data dalla banca senese, c’è però da chiedersi se l’Europa e la vigilanza fossero disposti a dare più tempo per salvare Mps, o non fossero invece in procinto di fischiare la fine a una partita che dura dal luglio 2016. Nello scenario avverso dei test la banca senese perde 2,73 miliardi cumulati, mentre il patrimonio di migliore qualità scende da 6 miliardi del 2020 a 173 milioni del 2023, con il cosiddetto Cet1 addirittura negativo, meno 0,1%. Tale risultato ricade nella cornice per cui il Tesoro potrebbe aumentare il capitale in modo “precauzionale”, come già fece nel 2016: e non è escluso che ciò avvenga nei prossimi mesi, dato che un anno fa il governo ha stanziato 2 miliardi alla bisogna. Tuttavia, prima di questa operazione, l’azionista Tesoro sembra propenso ad approfondire la trattativa con l’Unicredit, che durerà 40 giorni. Ieri la banca di Andrea Orcel si è presentata in gran forma all’appuntamento con una semestrale chiusa con utile netto di 1,1 miliardi, pari a un rendimento (Roe) del 7,7% nel semestre, e un capitale primario salito al 15,5%. «Crediamo fermamente che in base ai principi concordati con il Tesoro, e date le tempistiche e la capacità di selezionare il suo perimetro, l’acquisto di attivi selezionati Mps sia la migliore opzione e l’unica opzione sul tavolo ora», ha detto il banchiere per rassicurare gli investitori. Sembra esserci riuscito: l’azione Unicredit è salita del 2,8%, tra le migliori (+3,35% Mps).
Operazione che non è riuscita sul fronte politico. Su tutto, come un macino, ieri hanno fatto irruzione gli stress test dell’Eba, in tandem con la Bce. La “prova sotto sforzo” del sistema bancario è in ritardo di un anno, causa Covid, ma l’impatto della pandemia si è fatto sentire lo stesso perché, come ha spiegato l’autorità di controllo sulle banche, le ipotesi di stress sono state particolarmente dure (un calo di 3,6 punti percentuali di Pil) e un perdurare di tassi “più bassi e più a lungo”. Insomma, la tempesta perfetta per gli istituti di credito. Nonostante questo, il sistema complessivamente ha retto, anzi si è comportato meglio dell’altra volta: a fronte di una perdita complessiva di 265 miliardi di capitale “nobile” (il Cet1) da fine 2020 al 2023, l’indicatore sintetico di solidità in Europa resterebbe comunque al 10,2% nella media; un pochino meglio di quanto era avvenuto nello stress test precedente, che pure aveva visto previsioni-limite meno punitive. Gli stress test hanno riguardato cinque banche italiane e complessivamente 50 in Europa. I nostri istituti hanno registrato buone pagelle: Mediobanca, la migliore, si assesterebbe al 9,73%, seguita da Intesa al 9,38% (valore che salirebbe al 9,97% considerando le cessioni di rami ex Ubi avvenute nel frattempo) e da Unicredit (9,22%). Più distanziato il Banco Bpm, che nello scenario peggiore scenderebbe al 7,02%, quasi dimezzando il dato di partenza (13,23%). Il Monte abbassa drammaticamente la media, facendoci scivolare al penultimo posto (terzultima la Germania).
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