Centrodestra
Le nomine decretate dal sindaco di Siena dei membri di spettanza comunale nel comitato scientifico previsto dallo statuto della neonata Fondazione Antico Ospedale Santa Maria della Scala destano serie preoccupazioni. È noto il ruolo di rilevanza strategica che essa dovrebbe assumere per attribuire al patrimonio artistico della città una gestione all’altezza delle ambizioni desiderate. L’atto contraddice queste finalità in una delicata fase di transizione: il 9 febbraio termina la concessione a un RTI (Raggruppamento Territoriale di Imprese), capeggiato da Opera Laboratori, che ha assicurato fino ad oggi i vari servizi museali. Già è stato incongruo aver passato alla Sigerico, una partecipata finora preposta a occuparsi di parcheggi, problemi di ben diverso spessore: ha emesso un bando per selezionare 26 addetti provvisti solo di licenzia media: son pervenute 1.200 domande ! La sezione italiana dell’ICOM (International Council of Museums) ha espresso sconcerto per determinazioni che potrebbero compromettere il mantenimento dei requisiti di rilevanza regionale ottenuti. L’obiettivo di trasferire con un’apposita convenzione nelle stanze del Santa Maria la Pinacoteca nazionale ora dotata di autonomia, non è irraggiungibile, tenuto conto delle aperture manifestate dal ministro Franceschini: pure queste potenzialità sono ignorate da un’amministrazione intenzionata a ridurre la questione ad una faccenda localistica e a ospitare in uno spazio tanto prestigioso mostre effimere, incontri fieristici, appuntamenti spettacolari in una babelica sequenza. Il comitato scientifico – può esser composto da 4 a 10 membri – dovrà surrogare l’attuale assenza di un direttore, per individuare il quale occorrerà che il consiglio di amministrazione fino a oggi incompleto – ha i cinque membri designati dal Comune ed è presieduto dall’ex-assessore Lucia Cresti (Pd) – formalizzi una procedura «ad evidenza pubblica» che consenta di individuare una personalità in grado di costruire una macchina conoscitiva attraente per scambi, laboratori e ricerche, armonizzando funzioni culturali e produttività economica. Ebbene: quanto è accaduto per la nomina dei 6 membri del comitato scientifico provoca un’acuta delusione. È vero che nell’ottobre 2021 era comparso un avviso che invitava a presentare candidature (non oltre 10) per la parte municipale del comitato: scarsissima ne è stata la pubblicità. Il sindaco avrebbe potuto attingervi alcuni nomi e al contempo scegliere altre personalità, in grado di rispondere ai livelli confacenti ad un «organo di garanzia scientifica» incaricato di elaborare annualmente un «documento consuntivo-prospettico» per un’elevata programmazione. Sono stati adottati criteri da lottizzazione tutta interna alla traballante maggioranza. Nell’insieme il risultato è sconcertante. E non perché i singoli non posseggano nei loro campi una valida professionalità, ma perché non formano una squadra contraddistinta dalle competenze e dalle esperienze essenziali. Pietro Rubegni, ad esempio è uno stimato docente di dermatologia. Giuseppe Giordano è un tecnico amministrativo responsabile dei corsi post-laurea sempre dell’Ateneo senese. Antonio Manganelli insegna diritto dell’economia alla Libera Università S. Maria Assunta. Entra inoltre – coup de théâtre – l’attore e regista Andrea Buscemi, discusso e sgradito iperceccardiano leghista, costretto a lasciare (agosto 2019) la sedia di assessore al Comune di Pisa sull’onda di massicce proteste di donne (e di popolo). Non esistono figure di Università e istituzioni dallo spicco europeo, esperte – incredibile assurdità! – in storia dell’arte. Il fatto è che quando si devono fare scelte per formare un nuovo ceto dirigente la destra toscana dimostra di essere chiusa nelle sue beghe interne e di non sapere o non voler promuovere personalità della qualità necessaria. Questa opaca operazione nomine può scrivere la parola “fine” in un progetto bellissimo, caldeggiato per anni e sbrigativamente degradato. Roberto Barzanti
“Corriere Fiorentino” , editoriale, 22 gennaio 2022