BERGAMO, 25 aprile (Reuters) – Ubi Banca è aperta a valutare ogni
ipotesi di aggregazione, inclusa un’operazione con Mps, anche se la
strada dell’M&A non è di per sè inevitabile.
Ogni eventuale progetto di fusione deve essere analizzato con estrema attenzione e portato avanti solo se crea valore e in ogni caso il management prenderà delle decisioni in modo autonomo senza alcun condizionamento.
Lo ha detto l’AD Victor Massiah in occasione dell’assemblea che, in sede ordinaria, ha approvato la distribuzione di un dividendo di 8 centesimi per azione.
“Concettualmente non si può escludere niente, per il semplice motivo che le transazioni hanno la possibilità di essere configurate in molti modi diversi che riguardano i prezzi, la governance, i valori, cosa avviene dopo”, ha risposto Massiah durante la conferenza stampa a chi gli chiedeva se fosse esclusa l’ipotesi di fusione con Mps.
Anche se nessuna delle combinazioni in termini di consolidamento viene esclusa, Massiah invita all’estrema prudenza in quanto la storia ha mostrato che non tutte le aggregazioni hanno creato valore. Anzi, ricorda, “ad oggi quelle statisticamente di successo sono meno del 50%”.
“Sembra che sia inevitabile fare un’operazione, ma non lo è affatto. Va fatta una scelta ponderata”, sottolinea Massiah.
Inoltre, il quadro economico e regolamentare è molto mutato rispetto a quello delle passate ondate di M&A nel settore bancario e questo cambia i fattori in gioco, spiega.
“Nel 2007, nell’ultima ondata di aggregazioni si trattava solo di comprare capacità distributiva e di ottenere riduzione di costi. Ora dobbiamo stare attenti ai coefficienti patrimoniali, agli stock di crediti non performing, alla liquidità, ai modelli quantitativi sul peso degli attivi. Tutto questo in un contesto di evoluzione normativa che la metà basta. E’ un compito estremamente delicato”, sottolinea.
E “se le sinergie da costi si contano in centinaia di milioni di euro, i capitali necessari sono in miliardi di euro”, aggiunge.