Comunicato stampa / 22 giugno 2020
Dal 15 giugno ritorno degli impiegati comunali in municipio, contravvenendo alle disposizioni che lo limitano
La pandemia ha costretto la macchina del Comune di Siena a una riorganizzazione repentina e improvvisa, con la trasformazione di tutte le prestazioni di lavoro in smart-working. Ciò è avvenuto nonostante risorse scarsissime, strumenti privati e senza la necessaria formazione. Dal 15 giugno è partito l’ordine di rientro generale nelle stanze comunali, nonostante che le norme indichino il lavoro remoto come modalità ordinaria fino all’emergenza e senza tener conto che l’ente non ha interrotto la propria attività grazie alla disponibilità e al sacrificio dei propri dipendenti. L’atteggiamento del Comune, quindi, ignora sia i risultati ottenuti e, al tempo stesso, le norme che indicano delle limitazioni al ritorno in ufficio. Sostanzialmente, è fuori dalla realtà: non è che ora si torna al “vero lavoro” ma a un modello del secolo scorso che si è dimostrato superato, grazie anche alla forzatura imposta dagli eventi.
La Pubblica amministrazione ha bisogno di rinnovarsi e di investire in formazione, di mettersi al pari dell’Europa che da tempo ha inaugurato modalità di lavoro in remoto, non rimanendo ancorata al concetto generalizzato del dipendente pubblico come fannullone e furbetto. Questo sembra un ragionamento logico, elementare. Perché allora non continuare a sperimentare il lavoro agile e, consentiteci il gioco di parole, più agevole nei confronti di magari chi ha figli minori di 14 anni che non sa a chi affidare? Lo prevede non solo il buonsenso, ma il decreto Rilancio all’articolo 90, disatteso dal Comune. Persino l’ultimo Dpcm dell’11 giugno chiede di incentivare il lavoro a domicilio, oppure di concedere congedi e ferie, banalmente anche solo per agevolare le misure anti-contagio: non è meglio che gli uffici siano meno affollati del consueto?
Il Governo, in una direttiva, ha preso atto che il Dipartimento della funzione pubblica ha ampiamente utilizzato il lavoro agile, dimostrandosi capace di affrontare l’emergenza. In maniera più “smart”, rispetto all’atteggiamento retrogrado del Comune, si afferma che «la situazione emergenziale dovrà «auspicabilmente rappresentare un’occasione utile per individuare gli aspetti organizzativi da migliorare, con particolare riguardo alla digitalizzazione dei processi e al potenziamento della strumentazione informatica, che non sempre si è rivelata adeguata nelle singole realtà amministrative». Ma il Comune di Siena non ci sente e, come in altri ambiti (cultura, turismo, Palio), sa solo assumere un atteggiamento ultraconservatore: cerca di solo di ripristinare il passato, senza cogliere quelle occasioni che, specie nei momenti di difficoltà, emergono in maniera evidente.