Dai locali storici come Paszkowski e Gilli, al Caffé delle Rose o al San Marco, in tanti accorciano l’orario di apertura al pubblico. Bucchi de’ La Padellaccia racconta: ” Su venti prenotazioni, la metà cancellata all’ultimo momento”
di Ilaria Ciuti
È una valanga. Loro, baristi, pasticceri, ristoratori, la definiscono ” tragedia”: niente clienti e camerieri positivi o in quarantena. I due caffè storici di Firenze Paszkowski e Gilli alzano il bandone alle 11 la mattina e lo tirano giù alle 19 la sera quando fino a poco fa l’orario era 8 – mezzanotte. « In una piazza della Repubblica già deserta al primo calar del buio dice il proprietario, Marco Valenza Ma abbiamo dovuto ridurre l’apertura da due a un solo turno perché, ci fossero anche stati i clienti, i cento dipendenti, compreso il bar “Moove on” di piazza Duomo che ormai apre solo il week end, sono in gran parte o positivi o in quarantena. Non chiudiamo solo per dare un servizio sociale alla città». Valenza chiede al governo « ristori in base ai fatturati, seri e non il 4% dell’ 82% che abbiamo perso, mentre gli affitti in centro restano alle stelle».
L’incrocio sparizione dei turisti, fiorentini e camerieri malati è sulfureo per tutti i locali . «Il 50 per cento va a scartamento ridotto e il 30 è chiuso, e si aumenta ogni giorno » spiega il presidente del centro per Confesercenti, Santino Cannamela. I proprietari dei locali dicono di averci creduto che la pandemia finisse e poi la quarta ondata li ha atterrati. Cannamela tiene aperta la pasticceria Maggini di viale Don Minzoni e il caffè dell’Opera del Duomo solo la mattina per mancanza di clienti e ha chiuso l’Osteria de’ Cicalini si via delle Oche « perché i dipendenti erano tutti malati».
Lo stesso presidente di Confesercenti, Claudio Bianchi ha appena riaperto il ristorante i Ghibellini dopo averlo chiuso dal 27 dicembre al 13 gennaio per personale in quarantena: «L’unico periodo in cui avevamo clienti e ora non c’è più nessuno». Il presidente di Confcommercio, Aldo Cursano, chiude il Caffè Le Rose in piazza dell’Unità in anticipo « tanto dopo le 17 non passa più nessuno». A due passi, in via Panzani il ristorante di Angelo Mari, Giglio rosso, è in bilico: « Chiuderò la prossima settimana e speriamo di riaprire » . Non lontano, in via Sant’Antonino, Aristide Bucchi dice con voce sconsolata che il suo ristorante, La Padellaccia, « ha chiuso da venerdì scorso. Ho due persone su sei in quarantena, i turisti non ci sono più e di 20 fiorentini che prenotavano, 10 disdicevano perché positivi».
Anche Vivo, il ristorante del pesce di piazza Annigoni che pure ha clienti locali, ha ridotto l’orario e chiude non solo il lunedì, ma anche tutto il martedì e la domenica sera, spiega il direttore Giammarco Innocenti: «Di 19 dipendenti, tre sono positivi ma devo mandarne anche altri in ferie perché il lavoro si è dimezzato e piovono le disdette per Covid » . Se ci sono i clienti, mancano i camerieri. Continua lavorare con clientela locale Ditta Artigianale ( colazione, spuntino, aperitivo – cena) ma con 14 contagiati sui 60 dipendenti dei tre locali, ha prima chiuso del tutto, e poi alle 17, il locale di via dei Neri per permettere a quelli di via Carducci e di via dello Sprone di fare orario regolare ruotando il personale, come spiega il patron, Patrik Hoffer.
Chiude verso le 18 invece che 21,30 il bar Donatello nell’omonima piazza e la pizzeria Centocanti di via Gioberti anticipa la chiusura « perché dopo le 21,30 sembra il coprifuoco », spiega Giuseppe Pasquarelli. Non si arrende invece Alessandra Vannini che, nonostante 13 Covid su 17 dipendenti, di cui 10 tra gli 11 al banco, non tocca l’orario della pasticceria Silvano e Valentino tra via Paganini e via Baracca. Ha rimediato assumendo a tempo determinato 5 persone: «Bisogna avere i soldi per farlo. Ma in periferia si lavora sempre coi soliti clienti e non si può mai chiudere. Questione di reputazione ». Non ha più tante speranze invece Gualserio Zamperini, del Caffè San Marco, in una piazza San Marco « che il caro affitti continua a considerare centro mentre dopo, la chiusura di via Martelli e 1.822 passaggi di bus al giorno, è di fatto una specie di periferia. Abbiamo chiuso il ristorante Retrò sul dietro del bar alle 19 invece che alle 23 perché non si vede nessuno. Se non ci saranno interventi seri, non ce la faremo » . Pare che il caro affitti abbia finora impedito di riaffittare i locali lasciati da Coin perché troppo onerosi. Si parla anche di un possibile centro commerciale con tanti corner e il ristorante, ma per ora niente di fatto.