Tavolini, non ci sarà l’invasione. Domande giù del 60 per cento

Il termine scade il 30: dai locali solo 540 richieste contro le 1.500 dell’anno scorso

Ivana Zuliani ,Mauro Bonciani

 

Nessuna corsa ai tavolini extra all’aperto. Il 30 aprile scade il termine per presentare domanda per il «piano straordinario tavolini» del 2022 ed a Palazzo Vecchio sono arrivate per adesso solo 540 domande, contro le 1.500 del 2021 e le mille del 2020. Un -60% effetto forse del fatto che questa volta il suolo pubblico si paga anche se scontato mentre prima era gratis, forse delle regole più restrittive messe dal Comune — ad esempio i tavolini sono solo per bar e ristoranti, non per le gelaterie e non si possono mettere dalla parte opposta della carreggiata rispetto dall’esercizio — ma di certo questa volta l’invasione non c’è stata e non ci sarà.

Il termine, come detto, scade infatti sabato e sulle 540 domande arrivare, quasi 300 sono in centro storico, mentre 240-250 sono fuori dall’area Unesco, distribuite nei vari quartieri. Ed alcune delle ringhiere in metallo introdotte al posto delle fioriere per delimitare gli spazi occupati da tavoli e sedie con il nuovo regolamento sono spuntante sia in centro che fuori. Un ridimensionamento che era atteso da Palazzo Vecchio, che ha cercato di limitare i problemi del 2021, con le proteste dei cittadini e dei residenti per l’eccesiva concentrazione di tavolini in alcune aree, come in Oltrarno, senza tornare però alla situazione pre Covid.

«Dallo scorso settembre abbiamo intrapreso un percorso, confrontandoci con cittadini ed associazioni di categoria, per da un lato non disperdere l’esperienza del 2021 e dall’altro equilibrare l’occupazione del suolo, evitando l’eccessiva concentrazione in alcuni luoghi — spiega l’assessore al bilancio e commercio, Federico Gianassi — E in città che riparte il risultato quello atteso, con più equilibrio e comunque con centinaia di imprese che avranno più spazio per la loro attività. Anche le ringhiere, le ho viste in giro, sono “leggere”. Quello che si sta delineando è un buon risultato». Tra le domande sono state anche meno numerose quelle di cosidetti progetti speciali, cioè di aziende che si sono unite per una singola area, e il termine fissato dal Comune per l’ampliamento extra scade il 30 ottobre.

Per le categorie economiche la frenata sui tavolini non è una sorpresa, anche a causa dei costi a carico delle imprese. «Il regolamento del Comune avrà comunque successo, ma più dilatato nel tempo, ed è positivo. Lo scorso anno questi provvedimenti hanno aiutato molto il settore. L’anno scorso ci fu un assalto fin dai primi giorni, quest’anno le domande potrebbero arrivare dilazionate — spiega Jacopo Ferretti, direttore generale di Confartigianato Firenze — È una questione di cautela, visto che ci sono degli investimenti da fare. E vista inoltre la situazione, che è più di normalità rispetto all’anno scorso». Per Lorenzo Cei, coordinatore di Cna Firenze, la «diminuzione delle richieste era prevista con le nuove disposizioni, e per il fatto che ci sono alcune spese da sostenere soprattutto per chi deve approntare le ringhiere. Ma forse è un percorso di normalizzazione del fenomeno». Cna ha messo a disposizione un protocollo con una trentina di fabbri per fare le ringhiere ed «alcuni ristoratori, soprattutto le realtà più grandi ne hanno usufruito». Critico Aldo Cursano, presidente Confcommercio Firenze: «Con le regole fissate la maggior parte delle imprese sono rimasti fuori dai criteri. Si è tornati al vecchio sistema, ma è un dispiacere perché l’economia è ancora in emergenza. Certo alcuni eccessi che abbiamo visto l’anno scorso non andavano bene, ma anche passare all’eccesso opposto: si poteva trovare una via di mezzo».

 

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