ROMA – Benvenuti in Italia, dove impazza il dibattito sul Green pass, reso obbligatorio dal 15 ottobre per tutti i lavoratori. Mentre il Governo si affanna e spinge il popolo a vaccinarsi, oggi Beppe Grillo irrompe in rete e spiazza i suoi ministri alleandosi con Matteo Salvini e Giorgia Meloni.
“Ho sempre avuto una passione per i numeri e così, da buon ragioniere, in questi ultimi giorni ho preso carta e penna e ho buttato giù alcuni appunti che voglio condividere con voi” scrive sul suo blog Beppe Grillo. “Sono circa 41 milioni gli italiani con vaccinazione completa, che corrisponde all’80% della popolazione over 12. Uno dei migliori dati in Europa, che dovrebbe suggerire quindi che il popolo no vax in Italia è molto contenuto. Sui 19 milioni mancanti circa 6 hanno meno di 12 anni, e altri 6 circa hanno tra 12 e 19 anni, e quindi sono in prevalenza studenti delle scuole superiori e non lavoratori. Si stima poi che ci siano circa 2,5 milioni di over 60enni senza vaccino, prevalentemente concentrati sui 60-69 anni. Tra questi oltre la metà sono pensionati e meno di 1 milione i lavoratori. Quindi dovremmo avere (19 meno 12 meno 1) 6 milioni circa in età attiva. Non tutti questi sono lavoratori: potrebbero essere disoccupati, inattivi e non occupati, almeno per i 2/3, quindi 2,5-3 milioni”. Quindi, dice ancora Grillo “i lavoratori senza vaccino potrebbero essere 3-3,5 milioni, su 23 milioni di lavoratori, il 13%-15% circa”. Per questo se “lo Stato decidesse, come auspicabile, di pagare i tamponi per entrare in azienda, per questi lavoratori, servirebbe circa un miliardo di euro fino a dicembre 2021”. Insomma, chiude Grillo sul punto, “pagare il costo del tampone avrebbe il doppio vantaggio: uno, di essere veloce, evitare file e controlli ai tornelli aziendali, durante i quali certamente i lavoratori vedrebbero in quel caso violati i loro spazi di libertà, e due, di essere gratuito per i lavoratori, e di individuare il costo e coprirlo con un bonus apposito, pagato dallo Stato”.
Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, e Matteo Salvini della Lega si sono dichiarati d’accordo: “Quando abbiamo capito che la maggioranza arcobaleno che sostiene Draghi era intenzionata ad introdurre l’obbligo di Green Pass, addirittura per andare a lavorare -afferma Meloni- abbiamo chiesto subito che la spesa per fare i tamponi non ricadesse né sui lavoratori né sulle aziende. Anche altre forze politiche ora la pensano allo stesso modo. Pure la CGIL di Landini nei giorni scorsi aveva ripreso la proposta di Fratelli d’Italia. Non è degno che milioni di lavoratori rischino di perdere il posto di lavoro o debbano vedere sensibilmente diminuito il loro stipendio: nella nostra Costituzione c’è ancora scritto che l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro”. Per questo, sottolinea la leader di FdI “il Governo deve intervenire immediatamente per evitare caos e discriminazioni, la spesa dei tamponi venga interamente coperta dallo Stato e la durata del Green Pass duri almeno 72 ore“.
Più stringato ma sulla stessa posizione Salvini: “Allungare la validità di tutti i tamponi da 48 a 72 ore e garantire tamponi gratuiti a lavoratrici e lavoratori senza Green Pass. Lo chiede la Lega, lo richiede il buon senso”. A stretto giro di posta è arrivato il No di Andrea Orlando (Pd), ministro del Lavoro: “Ma a ruota arriva subito lo stop del ministro del Lavoro: “Si può pensare ad ulteriori forme di calmierazione per i tamponi, ma renderli completamente gratuiti significa smentire l’orientamento che finora è stato seguito, che vede nel green pass uno strumento di tutela del luogo di lavoro e anche di incentivazione alla vaccinazione“. Poi, prosegue il ministro del Lavoro “far diventare il tampone gratuito significa dire sostanzialmente che chi si è vaccinato ha sbagliato. Ci siamo vaccinati tutti perché lo ritenevamo utile per noi e per gli altri” conclude Orlando. Adesso cresce l’attesa per quanto dirà su questo argomento Giuseppe Conte, presidente del M5S: appoggerà la linea del Governo mettendosi contro Beppe Grillo o si accoderà al Garante supremo e ai suoi, al momento, ‘alleati’ della destra?
Sempre per quanto riguarda il M5S, oggi Luigi Di Maio è stato nominato presidente del Comitato di garanzia del Movimento di cui fanno parte anche l’ex sindaca di Roma, Virginia Raggi e il presidente della Camera, Roberto Fico. Anche da questo versante c’è maretta, soprattutto in vista degli imminenti ballottaggi. Sia a Torino che a Roma le due ex sindache ‘grilline’ non hanno detto nulla a sostegno del candidato del Centrosinistra, anzi, si sono fatte notare per i tanti distinguo. Oggi Raggi si è riunita con i ‘suoi’ parlamentari di Roma per fare un’analisi del voto. In molti vedono in questa iniziativa il via alla nascita di una componente politica capitanata proprio da Raggi, l’unica che di fronte al brutto risultato del M5S può vantare di aver preso comunque il 19 per cento dei consensi. Se così sarà, dicono esponenti a lei avversi, “facile pensare ad una alleanza con Di Maio in chiave anti Conte”. Anche su questo si aspetta di sapere cosa ne pensa il presidente.