Dai classici ai moderni. Artisti dal mondo con opere su identità e contrasti nel festival che esplora la differenza. Dal 5 luglio a Siena e dintorni
di Guido Barbieri
Il “diverso”, nell’etimologia latina, è letteralmente colui che rivolge il volto dall’altra parte, colui che non ti guarda, colui che si allontana da te. Oggi il significato di questa parola chiave del nostro lessico quotidiano si è curiosamente capovolto: siamo noi, infatti, di fronte al “diverso”, a voltarci dall’altra parte, a non volerlo guardare, spesso a rifiutarlo. Eppure c’è un solo modo – come sostiene il filosofo francese Emmanuel Lévinas in Totalità e Infinito – per riconoscere, per accettare l’Altro: quello di lasciarsi attraversare dalla sua irriducibile diversità, di farla irrompere nel perimetro della nostra identità.
È esattamente questa la strada, teorica e pratica al tempo stesso, che percorrerà tra il 5 luglio e il primo settembre l’edizione 2021 di “Chigiana International & Summer Academy”: guardare la produzione musicale del passato e del presente attraverso la lente di ingrandimento della “diversità”. Diverso. Identità e contrasti nella musica in ogni tempo e luogo è infatti il titolo-insegna che campeggia all’ingresso metaforico del Festival: una indicazione di percorso che è al tempo stesso una precisa dichiarazione di intenti. «La parola diversità – sostiene Nicola Sani, il direttore artistico – fotografa con precisione, innanzitutto, il carattere unico, irripetibile, diverso, appunto, del nostro Festival. Si tratta infatti, caso raro in Italia, di un festival-laboratorio che progetta, crea e produce al proprio interno ogni singolo avvenimento. Il “motore” del festival sono e rimangono gli storici corsi di perfezionamento musicale che la prossima estate compiono 90 anni: sono esattamente 28, quest’anno, ma così numerosi, e abbiamo avuto ben 600 domande di iscrizione da 40 paesi sparsi per il pianeta. Il lavoro dei docenti e degli allievi, però, non rimane chiuso nelle aule dell’Accademia. Al contrario esce da palazzo Chigi Saracini e “invade” il palcoscenico, anzi i diversi palcoscenici che vengono allestiti nei teatri, nei palazzi, nelle piazze di Siena. Un percorso virtuoso, insomma, dalla scuola al teatro che consente, come quest’anno di proporre al pubblico, in circa due mesi, 60 concerti con 18 prime esecuzioni e 36 nuove produzioni. Numeri che sono il riflesso fedele della nostra “diversità».
La parola chiave del festival evoca però anche altri scenari concettuali, soprattutto quelli legati alla declinazione attuale, urgente, del termine “diversità”: diversità di genere, biodiversità, diversità culturale, disparità di condizioni economiche e sociali, ecc.«Abbiamo prestato una cura e una attenzione del tutto particolare – prosegue Sani – alla cosiddetta diversità di genere. Saranno presenti a Siena ben quindici compositrici-performer che vengono da tutto il mondo: dal Brasile, dal Nord Europa, dal Giappone. E le loro opere, spesso in prima esecuzione assoluta, non saranno chiuse nel recinto di Chigiana-Today, la rassegna riservata alla musica d’oggi, ma percorreranno in modo trasversale tutto il cartellone. Siamo molto attenti anche al parametro della diversità culturale e di quella geopolitica: oggi i fermenti forse più vitali della creazione musicale si trovano nei paesi più lontani dalla tradizione europea, ma spesso noi non ne veniamo a conoscenza. Per questo ho invitato ad esempio uno straordinario compositore ghanese, Fred Onovwersuoke, che ha rivisitato con la sua originalissima calligrafia musicale L’Histoire de Babar di Francis Poulenc. Ma usare la lente delle diversità significa anche illuminare i personaggi marginali, estremi, subalterni che popolano il teatro musicale del passato e del presente: è il caso di un’opera nuova commissionata ad Alessandro Solbiati, Il n’est pas comme nous, tratta da El retablo de las maravillas di Cervantes che potremmo definire una parabola sui meccanismi sociali della inclusione e della esclusione” Il “diverso”, per tornare al titolo del Festival, non è però soltanto l’escluso, il marginale, il sottomesso, ma anche colui che interpreta, ad esempio nel campo della creazione artistica, l’originalità, l’unicità. «Infatti – conclude Nicola Sani – nella diversità è compresa la capacità di innovare, di sperimentare linguaggi inediti, stili “inauditi”. Per questo due tra i focus centrali del Festival sono dedicati ad altrettanti compositori irripetibili del nostro tempo, due autentici innovatori: Steve Reich e Franco Battiato. Due artisti “diversi” che sono rimasti tali per tutta la loro vita e che mai sono caduti nella trappola del conformismo, del manierismo, della sterile imitazione di sé stessi».