di Pierluigi Piccini
Interessante “La mappa dell’Italia che cerca di uscire dalla crisi” pubblicata dal Sole 24 Ore, ma ancora più interessante è l’intervista rilasciata dal Valentini a commento dell’articolo. In questa graduatoria la provincia di Siena si è classificata decima, la provincia appunto! A prima vista il risultato di Siena può sembrare incoraggiante. Se, poi, si analizzano i dati nel dettaglio si vede che le sorprese non mancano. Stiamo parlando, in tutti casi, di dati di crisi nei quali la nostra realtà non brilla per nessun elemento tipico di una economia dinamica: Siena è in testa nell’aggregato relativo ai depositi bancari. L’incremento dei depositi bancari è tipico delle situazioni di incertezza quando i depositanti hanno poca fiducia nel futuro, quando si tesaurizzano i risparmi per fronteggiare gli imprevisti che potrebbero accadere in un prossimo avvenire. Ciò avviene soprattutto in realtà come quella senese dove i redditi sono stati alti nel recente passato e dove l’incertezza è determinata da crisi profonde e impreviste. I depositi bancari sono l’elemento che fa salire Siena nella graduatoria facendola assestare al decimo posto. L’altro dato che la graduatoria evidenzia ê quello relativo al valore degli immobili. Siena, in un trend che continua ad essere negativo, perde il 3,3% del valore passando, nel periodo che va dal 2013 al 2016, da 3.050 euro a 2.950 euro a metro quadro. Avremmo voluto avere altri dati, ma il Sole 24 Ore pubblica solamente le dieci migliori e peggiori provincie e Siena non compare nelle altre tabelle. Quindi, non è dato sapere, nelle performance che riguardano l’economia reale, dove si assestano le nostre comunità. Apprendiamo, viceversa, che altre realtà, come ad esempio Massa Carrara, ha registrato un incrementato nel reddito individuale estremamente significativo con un più 9,3%, passando da 20.254 euro a 22.147. O la stessa Modena che ha avuto una crescita, sempre nel solito aggregato, del 8,4%. Stiamo parlando del reddito da lavoro a cui spesso abbiamo fatto riferimento come antitesi alle rendite di posizione tipiche di una economia come quella senese. Per prendere in considerazione le dichiarazioni del Valentini avremmo voluto sapere, per ogni singola posta relativa all’economia reale, qual’è stata l’azione dell’amministrazione da lui diretta. Più precisamente cosa è stato fatto in questi tre anni (2013-2016) per incrementare il reddito procapite, per la politica degli investimenti o per incentivare l’acquisto di beni durevoli. Stando a quello che abbiamo potuto verificare nell’analisi delle politiche di bilancio messe in atto da Valentini, per tutti gli aggregati sopra descritti, il Comune ha fatto ben poco se non nulla. Si è limitato a strizzare i senesi per indirizzare le masse monetarie in entrata ad abbattere il debito senza bilanciare tale impianto del bilancio con degli investimenti o con un potenziamento dei servizi alla persona o all’economia. Sulla mancanza degli investimenti siamo arrivati, paradossalmente, all’esaltazione di tale impostazione da parte degli stessi dirigenti del Pd locale. Quindi, non vedo cosa ci sia da rivendicare da parte del Valentini. I dati che ci vengono forniti dal Sole 24 Ore evidenziano una città, Siena, che non ha adottato vere politiche di sviluppo. Una città, che tesaurizza il proprio risparmio perché ha timore per il futuro che l’attende. Una città che vede diminuire il valore immobiliare del proprio patrimonio edilizio. Una amministrazione, per contro, che non ha una strategia credibile di rilancio del territorio, che consolida, viceversa, le rendite di posizione a partire da quelle legate alla cultura.