di Pierluigi Piccini
Ai piedi di affreschi secolari si è celebrato un mondo fatto di wine tasting, beer, extrawine, food, spirit, tour, experience, masterclass, show cooking, convention, con l’evento “Wine & Siena”. Ovvero l’importazione di un modello da chi non ha la capacità di comprendere che certe cose sono adatte per i tendoni di plastica, i palazzi dei congressi, i grandi alberghi o luoghi periferici attrezzati, che abbracciare modalità omologanti impoverisce una economia e una tradizione. Che poi ci siano stati dei numeri e un grande successo, questo è un aspetto scontato quando si beve o si mangia. Migliaia sono i frequentatori anche nelle sagre di paese. Altre sono le preoccupazioni, non è solo una questione di opportunità e delicatezza dei luoghi usati per un manifestazione di questo tipo che, comunque, preoccupa. Helmut Köcher, titolare del modello originale, ovvero il Merano Wine Festival ci ha ricordato in questi giorni che «Siena ha la storia: qui è stata istituita l’Enoteca Italiana. I primi eventi sul vino erano qui. Questo è poi un territorio che può contare addirittura su cinque Docg, vini pregiati richiesti in tutto il mondo. Siena può essere la città del vino, il riferimento nazionale». Ecco, ci voleva un meranese per ricordare agli amministratori pubblici senesi e ai rappresentanti delle associazioni di categoria ciò che dovrebbe essere scontato. Del resto, invece di rivolgersi alle professionalità locali, dei consorzi, degli altri enti e del territorio, per dar vita a un progetto peculiare si accetta un modello nato e ispirato da una cittadina termale altoatesina, nota per le terme e la birra Först. Il presidente della Confcommercio di Siena pensa a rendere la manifestazione Wine & Siena «caratteristica di tutto il territorio, come Merano». Quale segnale di resa può essere più evidente? La salvezza è cercata nell’imitazione, nell’omologazione. Si importano modelli confezionati altrove come se il Paese fosse da per tutto uguale e tutto ripetibile: bene, a questo proposito, lo dimostrano le esposizioni di giro acquistate a ripetizione. Il vero valore della città resta in disparte. È come se, pur avendo a disposizione Siena Jazz e l’Accademia Musicale Chigiana, ci si rivolgesse per la musica a una banda di paese e alle relative majorettes. Dovendo fare lo sforzo di parlare in inglese, il Consorzio del Brunello preferisce presentare l’anteprima dei suoi vini a New York.
Wine & Siena è la solita scorpacciata a cui da un pò di tempo ci hanno abituato. Si privilegiano i biglietti staccati perché non conta il luogo ma il “format”. Siena filiale di Merano: il Santa Maria della Scala concesso a titolo gratuito e gli incassi dei tre giorni vanno a Merano Wine Festival. Non è sufficiente parlare di ricaduta sul territorio che ci sarebbe comunque anche se gli introiti dei biglietti, insieme alla produzione dell’evento, fossero di Siena.