di pierluigi piccini
Il sindaco di Siena De Mossi si gongola sul risultato che la città continua a ottenere, nonostante tutto, sulla ribalta internazionale. L’ennesima classifica della solita prestigiosa testata la pone tra le 15 città più note e “appetibili”. Bene! Il problema però è avere questa consapevolezza: anche i nativi americani possedevano l’oro, e lo scambiavano con gli specchietti dei “conquistadores”. Il tema è: quanto gli amministratori senesi conoscono il valore della propria città? Molti pensano a una bellezza intrinseca, ma non è così. Il vero valore aggiunto è lo stile di vita, che ha ancora, nonostante tutto, nella cultura popolare un caposaldo, ed è il motivo per il quale si sceglie di vivere a Siena e non lo si fa nei confronti di altre località turistiche. Il Palio non vale per la rievocazione storica o la bellezza dei costumi, o la tensione della corsa. Piuttosto ha valore per il vissuto che si porta dietro, per essere l’esemplificazione di una civiltà. Il resto c’entra relativamente: una cattedrale simile a quella di Siena la puoi trovare a Orvieto, un bel palazzo pubblico anche a Firenze e un vino buono persino in California. Il paesaggio c’entra un po’ di più, ma anche in questo caso non come “cartolina”, ma come espressione dell’antropizzazione e dell’economia locale. È la società mezzadrile (ancora una volta uno stile di vita) che ha disegnato le nostre colline, è la fisionomia storica del paesaggio rurale il suo valore intrinseco. Questi passaggi, evidentemente, sfuggono all’attuale giunta comunale: ne siamo certi. Perché? Perché il miglior modo per distruggere il patrimonio del nostro territorio, che superficialmente potremo definire “identità”, è introdurvi degli standard. La Notte bianca, il mercatino natalizio, il trenino, la ruota panoramica, il Convention bureau, il “wedding”, lo street-food, il raduno di automobili con il corredo di signorine, i concerti pop, le installazioni casuali, le mostre allestite male, qualche evento sul cibo buttato lì, omologano Siena alla media città turistica, la svuotano di senso e di significato, e quindi sempre più degna, al massimo, di un’escursione di un paio d’ore. Il fatto di usare piazza del Campo come scenografia per iniziative di qualsiasi tipo è la medesima operazione che fanno le agenzie pubblicitarie, che usano l’ambientazione del Palio per dare notorietà a un prodotto o a un evento. Grave che il Comune, invece di valorizzare, si butti in un semplice sfruttamento, che toglie valore. Per lo stesso motivo il monturato di una contrada non va in giro per il mondo come una comparsa folcloristica. Certi divieti sono utili: senza una consapevolezza della propria dignità, il patrimonio di secoli verrebbe svenduto, magari in cambio di pochi spiccioli (e torniamo all’oro scambiato con gli specchietti). Ecco, questo passaggio culturale manca, ai vertici del Comune. Altrimenti non si capirebbe la scelta di De Mossi di inserire il Palio nell’elenco toscano delle rievocazioni storiche: in sostanza degli eventi folcloristici. Nell’ultima dichiarazione l’assessore al turismo dice di voler trasformare le Terre di Siena in una destinazione “work & pleasure”. Ecco, inserendosi in una casella di mercato internazionale abbasserà il livello della città alle altre e dovrà sgomitare alle consuete fiere, dovrà usare i consueti argomenti, competere con realtà meno prestigiose ma meglio raggiungibili e predisposte per l’accoglienza. Il valore di Siena dovrebbe invece pretendere di stare su un proprio livello di innovazione e di peculiarità, avulso da ogni orrenda catalogazione con termini inglesi. La notorietà mondiale di Siena si chiamano ricerca, biotecnologie, Università, Chigiana, Siena Jazz e, fino a poco tempo fa, Ente Vini – Enoteca Italiana. Si possono raggiungere i professionisti, e si possono incentivare occasioni di soggiorno unite al lavoro facendo formazione, producendo cultura, senza porsi ancora una volta come vetrina e come terra di conquista dei tour operator. Con queste tradizioni si ha bisogno di importare dall’esterno format di promozione sul vino o eventi musicali? Sì, se manca la consapevolezza del proprio valore. Dal Costituto alla prima ztl del mondo, c’è stata una lunga teoria si scelte – a vario livello – lungimiranti e coraggiose. Siena è stata al centro del mondo perché ha fatto innovazione trasformando, quest’ultima, alle proprie caratteristiche per farla diventare tradizione e identità sociale. In questo momento storico si vola invece un po’ bassino, se la novità più strabiliante diventa la ruota panoramica.