Shane MacGowan, così il frontman punk è diventato un’icona del cinema

A tre anni dal debutto, con Elvis Costello come padre produttore nel secondo album «Rum, Sodomy & the Lash» (rum, sodomia e frusta), nell’85 i Pogues raggiungono una bella popolarità. Al vigore e alle provocazioni che sprigionano dalle loro canzoni di sapore irlandese, spettinatissime, si aggiungono live trascinanti ed alcolici, che si trasformano in inarrestabili sarabande punk, senza neanche lasciar a casa il banjo.

Però il centro d’interesse restava il leader Shane, di cui Depp diventò in seguito amico: un personaggio quasi indescrivibile, bravo autore e interprete totalmente in preda a se stesso, che partendo da romantiche ballate con fisarmonica e banjo si trasfigurava dentro ritmiche saltellanti e pazzerellone cui dava benzina con la sua faccetta da ragazzo di provincia, orecchie a sventola ma soprattutto la peggior dentatura che si possa immaginare al mondo. Si aggiungano i litri d’alcol che trangugiava prima, durante e dopo le performances sul palco, e avrete un fenomeno molto sopra le righe. Affascinò anche Renzo Arbore, che lo volle a DOC.

Inevitabilemente, l’alcol cominciò a diventare un problema per il suo profilo di leader, più tardi si aggiunse manco a dirlo la droga. Inutile negare che quei denti disperati e solitari che gli viaggiavano in bocca entrarono subito a far parte del parte del personaggio. Soltanto 5 anni fa, lo Sky Arts britannico trasmise un documentario sui leggendari denti rotti: in «Shane MacGowan: A Wreck Reborn», che vuol dire «Un relitto rinato» nel quale si immortalava la storia della sua dentatura. Perché, dopo aver molto vissuto, dopo aver ripreso i contatti con i vecchi amici e trovato il modo di rimettersi con loro per un paio di tour nel 2001 e nel 2004, scopriranno tutti insieme la magia degli anniversari e riprenderanno a  girare. Qualcuno ricorderà i Pogues a Rock in Idro, a Milano, nel 2009.

MacGowan decide dunque di liberarsi poco a poco di un po’ di vizi. La palingenesi termina felicemente con due complicate operazioni dentistiche, che lo riportano alla decenza in società. Confessò, nell’occasione del docufilm, di aver già usato la dentiera, ma di averla abbandonata perché lo faceva sembrare «una testa di cavolo», per mettersi invece nelle mani di sapienti dentisti. Oggi a 62 anni – e ancora leader della rinata band – ha messo su dei chili, i capelli sono grigi: sorride a gran bocca ma certo non sembra più lui, con tutti quei denti.

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