La raccolta di fondi per Firenze
di Enrico Nistri
A parte qualche indulgenza alla retorica, la proposta del sindaco Nardella di avviare una raccolta internazionale di fondi per Firenze presenta un’indubbia validità. Con Venezia, Roma, Parigi e poche altre la nostra è una delle città più amate dell’universo. È, in Europa, ma forse soprattutto oltre oceano, un simbolo della civiltà occidentale. È da sempre considerata un patrimonio del mondo, e non a caso il mondo fece a gara per soccorrerla dopo il 4 novembre 1966. Non è infondata la speranza che qualcosa di simile possa ripetersi oggi.
Rispetto al trauma dell’Alluvione, però, la crisi legata alla pandemia presenta risvolti molto diversi. In primo luogo l’inondazione fu una tragedia quasi esclusivamente fiorentina (e di parte della provincia). La pandemia è un trauma globale, che ha colpito e continua a colpire gran parte del mondo, e proprio in questi giorni sta infierendo su quegli Stati Uniti che sono sempre stati prodighi di solidarietà non solo morale con noi fiorentini. In secondo luogo, i danni da Covid non toccano le cose, ma sfortunatamente le persone. Il bugnato degli storici palazzi, gli affreschi delle chiese, gli antichi codici sono rimasti intatti. I danni, ingenti, sono di natura economica, perché Firenze è rimasta senza visitatori, con una ricaduta rovinosa anche sulle casse del Comune, orfane della tassa di soggiorno. Ma questo ovviamente non commuove l’opinione pubblica mondiale come la basilica di Santa Croce invasa dalle acque: non è un problema da storici dell’arte, ma da ragionieri. Senza contare che manca oggi uno Zeffirelli, autore nel 1966 di un memorabile documentario con la voce narrante di Richard Burton, che commosse il mondo. Manca anche – sia detto con tutto il rispetto per Nardella – un sindaco come Piero Bargellini, snobbato dagli intellettuali, ma che con la sua Splendida storia di Firenze aveva fatto amare la città a tutto il mondo.
Tutto questo naturalmente non vuol dire che una raccolta internazionale di fondi per Firenze non debba essere avviata. L’importante è predisporre un piano di progetti concreti da sottoporre agli amici della città, che sono tanti e ovunque. Altrimenti si potrebbe pensare che gli aiuti vadano a colmare la falla aperta dal crollo della tassa di soggiorno, o — peggio — a rimpinguare le tasche dei «vinaini» a corto di avventori. Altro è chiedere solidarietà per il Cristo di Cimabue da restaurare, altro perché Borg’unto è meno unto di prima.