di Pierluigi Piccini
Parliamo di tre opere che ormai appartengono all’immaginario collettivo dei senesi e precisamente di due realizzazioni di Vincenzo Rustici (1556/1632) ‘La cacciata dei tori del 1546’ e la ‘Sfilata delle diciassette contrade in Piazza del Campo del 1546’. A queste si aggiunge la grande tela con le ‘Storie di Giuseppe l’ebreo’ (1596) di Francesco Vanni, commissionata dal Magistrato del Monte Pio per ricordare i magistrati Monte Luti e Pecci “et anco altri precedenti”. Ebbene queste tre opere sembra che siano oggetto di una richiesta del direttore degli Uffizi e siano in procinto di lasciare Siena. Possibilità suffragata dal fatto che le opere non sono di proprietà della Banca, ma lasciate in deposito alla stessa. La tela del Vanni, in modo particolare, ha come soggetto un tema finanziario che ben si adatta al luogo dove è conservata. Opera che fu requisita a Siena nel 1692 e dove ritornò solo nella metà degli anni Cinquanta. Le altre due, quelle del Rustici da tempo fanno parte del patrimonio identitario dei senesi abituati a vederle in decine e decine di riproduzioni che accompagnano costantemente le immagini legate al Palio. Colpisce inoltre il fatto che a parole il direttore degli Uffizi, Schmidt, rivendichi per sé una strategia culturale incentrata sulla diffusione del museo e delle opere d’arte e poi nei fatti, come sta avvenendo per Siena, voglia privare la città di oggetti che gli appartengono e costituiscono parte integrante della sua cultura. Abbiamo già assistito a parti rovesciate ad una vicenda simile all’epoca dei dipinto di Daniela da Volterra. Circostanza, questa che portò ad un nulla di fatto per l’errore filologico sulla quale era stata impostata, ma che apri un dialogo fra Siena e gli Uffizi. Dialogo che da allora ha sortito non gradi risultati e che oggi vede la città oggetto di una richiesta da parte del direttore degli Uffizi che la penalizza profondamente. Se la notizia della richiesta delle opere del Rustici e del Vanni fosse confermata, allora bisogna reagire con determinazione. A farsene carico devono essere i soggetti interessati a partire dai responsabili della banca e dal Sindaco. Non sappiamo se quest’ultimo ne sia a conoscenza, certo è che di questo argomento nulla è trapelato nell’opinione pubblica. In conclusione non si capisce la ragione di distruggere un concreto e culturalmente giustificato caso di esternalizzazione di opere degli Uffizi, che nel percorso della Galleria fiorentina non hanno avuto mai collocazione.