MASSIMO VANNI
LIVORNO. “Ho provato a salvarli ma l’acqua era a 40 centimetri dal soffitto. Roberto mi ha consegnato la bambina ma poi non ce l’ha fatta a uscire. O forse non voleva, visto che aveva dentro il figlio, il nipote e la nuora”. Sono gli ultimi momenti della famiglia Ramacciotti raccontati da Marco Gazzarrini. L’amico del secondo piano e il salvatore di Camilla, 3 anni, unica sopravvissuta della famiglia inghiottita nella trappola d’acqua del loro appartamento al piano terreno del palazzone liberty di via Nazario Sauro, a due passi dallo stadio di Livorno.
“Saranno state le 6 meno un quarto, sono stato svegliato da un rombo, forse il muro che è crollato. Era buio ed è accaduto tutto in pochi minuti”, racconta ancora Gazzarrini con la voce rotta dalla commozione. Se ne sono andati così il nonno Roberto di 65 anni, Simone Ramacciotti (37 anni), la moglie Glenda Garzelli (35) e l’altro figlio Filippo di 4 anni. Ma il bilancio non si ferma qui. Raimondo Frattali, 70 anni, è affogato nella sua abitazione in via Fontanella, a Montenero, sulle colline. Mentre il corpo di Roberto Vestuti, 44 anni, è stato rinvenuto in via Sant’Alò. In più, due dispersi. Un uomo di via Sant’Alò, dove è stato rinvenuto il 44enne, e una ragazza di 34 anni risulta ancora dispersa: il fidanzato, trovato aggrappato ad un tronco e ora ricoverato al Pronto Soccorso avrebbe raccontato di essere stato trasportato dal fiume di acqua e fango da via Garzella a via Pacinotti.
La pioggia si abbatte su Livorno: in due ore oltre 250 mm, la dose di tre mesi in tempi normali. I corsi d’acqua straripano, travolgono tutto, accatastano auto come fossero giocattoli. Si registrano black-out, strade chiuse e interruzioni del servizio idrico. Con il mare che soffia in senso contrario l’effetto-tappo mette sott’acqua la zona stadio e le zone collinari della città: Montenero, Ardenza, Collinaia. Chi abita in centro neppure se ne accorge ma lo apprende direttamente dal sindaco Filippo Nogarin: “Situazione drammatica, la città è devastata”, dice su tutte le tv fin dalle prime ore del mattino. Non esitando a parlare di “emergenza nazionale”.
Il governatore toscano Enrico Rossi chiama il premier Paolo Gentiloni, che gli offre la “disponibilità del governo ad intervenire per Livorno”. Annuncia la firma dello stato d’emergenza e la richiesta al governo dello stato di calamità per Livorno.
Difficile capire da dove si sia sprigionato quel fiume di acqua e fango dalla potenza di un uragano. Capace di ammucchiare le auto davanti alla sede della misericordia di piazza delle Carrozze a Montenero o di trasportare tronchi e abbattere i parapetti di tre ponti. La decisione di smantellare il cemento posato per coprire i corsi d’acqua, presa nel vertice alla Protezione civile con Nogarin e Rossi, incoraggia più di un sospetto sulle politiche degli ultimi anni. Ma a questo punto ci penserà la magistratura: “Sono state avviate indagini”, dice il procuratore capo della Repubblica di Livorno Ettore Squillace Greco. Che ha già effettuato alcuni sopralluoghi.
Nella zona tra Rosignano e Rosignano Marittima non si contano gli alberi caduti. Le abitazioni danneggiate sono invece una cinquantina e una quindicina le famiglie evacuate. Anche Stagno e Collesalvetti finiscono sott’acqua. La Fi-Pi-Li viene chiusa fin dalla mattina all’altezza di Vicarello. A Chioma circa cinquanta le persone evacuate perché isolate da un ponte crollato. La stazione di Livorno resta chiusa per alcune ore e la circolazione ferroviaria lungo viene interrotta tra Livorno e Campiglia.
“Un pensiero agli amici di Livorno. Amatrice non dimentica. Provvederemo immediatamente ad organizzare una raccolta fondi”, annuncia su Facebook il sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi.