Il personaggio
Assediato dai guai giudiziari e giù nei sondaggi Salvini dopo il voto arriva al lido-simbolo: “Salvano gli scafisti e processano me”
dal nostro inviato Carmelo Lopapa
MILANO MARITTIMA (RAVENNA) — Il ritorno, un anno dopo, non poteva essere più mesto. Sdraio vuote, ombrelloni liberi, consolle deserta, Dj sparito, sole cocente, niente cubiste, tanga leopardato al chiodo. È il funerale del Mojito. Soprattutto, gli piomba il secondo processo sul groppone, da presunto sequestratore di migranti.
Ore 18,30 Matteo Salvini sbarca al Papeete Beach di Milano Marittima dritto dritto dall’aula del Senato. Infradito, bermuda beige, camicia bianca, umore nero pece. Bagno al tramonto e aperitivo. Il rito può ricominciare. «Con voi non parlo: Repubblica, Corriere, sono illeggibili, preferisco Libero, la Verità, il Giornale».
Brutti e cattivi quelli che stanno inchiodando il fedelissimo governatore Attilio Fontana ai suoi fondi esteri, ai bonifici al cognato, che raccontano dell’inchiesta sui commercialisti della Lega. E del secondo processo del capo che mai come in queste ore si sente assediato, circondato, braccato. Dodici mesi fa era ministro dell’Interno, cuffia alle orecchie e musica a palla su questa consolle, aveva in mano l’Italia. Sembrava dovesse allungare solo la mano e prendersela. E adesso? Due processi, il bubbone Lombardia, le inchieste che lambiscono il partito, Zaia che cresce alla sua ombra, i sondaggi (ultimo ieri Agi/Youtrend) che lo inchiodano sotto il 25 per cento. Il fiato di Giorgia Meloni sul collo. «Guardate che sarà un boomerang dei giudici alla Palamara e dei politici alla Renzi, io da questa vicenda risalgo dieci punti nei sondaggi e vinco le regionali», rassicura il suo staff che come ogni anno lo segue fin qui in vacanza. «Pd, 5Stelle e Renzi hanno preferito salvare gli scafisti e mandare a processo me. Ma vado a giudizio ci vado a testa alta e a testa alta cammino davanti ai miei due figli – racconta – ai quali dovrò purtroppo spiegare che il loro padre non è un criminale. Che quella era una nave pirata che raccoglieva i migranti dalla Libia a Malta». Poco dopo, davanti alla telecamera del Tg4, li chiamerà i «turisti per caso che sbarcano con cagnolini, gattini e cappellini«. Così. Matteo Renzi lo considera un traditore, «roba da supercazzola, avrà cambiato idea rispetto alla giunta per uno scambio di poltrone col Pd». In aula se l’era presa «coi banchi vuoti del governo complice di un non reato» e con quelli dei senatori a vita, «istituto da superare, come ripeto da tempo «. Datemi il voto, invoca gli italiani, «e torneremo al governo contro chi sta aprendo le porte ai migranti e al contagio». Sembra risoluto, ha tutta l’aria di un leader all’angolo.
Troppo stress. I decibel del Papeete salgono. Al tramonto si tuffa, qualcuno lo riconosce, qualche ragazzo chiede un selfie. Nulla di paragonabile ai fasti 2019. Del resto, è il suo 30 luglio da dimenticare, una tradizione ormai da queste parti. Non solo il giorno in cui al Senato sentenziano il secondo rinvio a processo, per Open Arms dopo Gregoretti. Ma è anche l’anniversario dell’incidente che nella folle estate scorsa aveva marchiato la vacanza al mare in Romagna dell’allora vicepremier: il giro in moto d’acqua della Polizia del figlio sotto l’obiettivo della telecamera del sito di Repubblica, che tante polemiche aveva scatenato. L’Inno nazionale in versione house, il Mojito in mano, la crisi-suicidio di governo sarebbe seguiti di lì a qualche giorno.
«Al Papeete Matteo non rinuncia, nonostante tutti voi», ripeteva da giorni il patron e eurodeputato Massimo Casanova, titolare anche dell’hotel appena di fronte dove il leader alloggia. E in effetti, puntuale e ostinato, “Matteo” è tornato. Solo alleggerito di una dozzina di punti percentuali, dopo una sequenza di mosse politiche e mediatiche disastrose durante e dopo l’emergenza Covid. Stavolta per una vacanza short di cinque giorni in concomitanza con la festa estiva del partito a Cervia, proprio per dimostrare che «bisogna tornare alla normalità «. Al grido di «io la mascherina non la metto», come l’altro giorno al Senato. Figurarsi in spiaggia.
«La struttura sta facendo di tutto per garantire la sicurezza, il problema sono i clienti, è la loro percezione del pericolo che è calata – racconta Matteo Molina, giovane e intraprendente manager del Papeete – Noi stiamo adottando tutte le misure necessarie, dal distanziamento all’amuchina qui nello stabilimento, tutto viene igienizzato, abbiamo annullato i pomeriggi e le serate di danza in spiaggia col Dj, cancellate le notti rosa e gialla del 10 e del 15 agosto, solo musica cool in sottofondo, come sente: niente cubiste, solo belle ragazze e bei ragazzi in giro ma divieto di ballare sulla sabbia». È un’altra estate insomma. Sic transit gloria movidae. «Salvini? Certo, l’anno scorso soprattutto ci ha dato notorietà internazionale, ma guardate che questo posto era pieno di ragazzi anche negli anni precedenti ». E ora? »Adesso su 130 addetti in servizio nel 2019 ne restano operativi più o meno la metà«, continua il manager nel racconto.
Tutta colpa dell’estate maledetta dell’emergenza Covid che sembra non finire mai. Stagione storta che sembra metafora politica dell’ospite più illustre, di colui che del Papeete ha fatto bandiera e stile politico, chiamato in causa dagli avversari non certo per fargli dei complimenti. Lui se ne frega, letteralmente. Qui coi due figli, gli amici di gioventù, sempre la stessa squadra e chissà se quest’anno arriva la fidanzata Francesca che ha appena festeggiato con lui i 28 anni a Roma. E poi c’è la kermesse estiva della Lega che parte da oggi. Ma lo sanno bene i dirigenti del partito, non sarà la piazzetta di Cervia a far risorgere il capo.