Articolo tratto da DoppioZero
Non c’è dubbio: il risentimento è il mood dominante della nostra epoca. Sempre più spesso gli individui provano un senso di animosità verso gli altri, verso il mondo in generale – livore, astio, ostilità, odio, inimicizia, invidia, malignità, acredine, malevolenza, accanimento, vendetta –, come risposta a offese, affronti o frustrazioni che ritengono di aver subito. Ritengono, ma non è detto che sia davvero così, o che sia accaduto nel modo in cui gli individui suppongono e manifestano agli altri. Sempre più spesso accade che le persone covino un’avversione.
Si tratta di un sentimento lungamente coltivato che poi esplode all’improvviso, inatteso anche agli stessi protagonisti. In moltissimi casi il rancore ha origine dal senso di vergogna provato. Rancore e vergogna sono strettamente collegati. Col trascorrere del tempo, sostengono gli psicologi, l’interiorizzazione dell’emozione della vergogna, con la visione svalutativa di sé che provoca, con la lacerazione narcisistica che genera, può portare all’elaborazione di forme d’odio occulte nei confronti di coloro che vengono ritenuti, a torto o a ragione non importa, responsabili della frustrazione, o dell’offesa, subita.