Roma Un’archiviazione improntata al garantismo e una richiesta di processo per la sindaca. Un rinvio a giudizio per 16 ex consiglieri regionali del Pd. La politica capitolina vive un’altra giornata nelle aule di giustizia.
Virginia Raggi, secondo il pm Francesco Dall’Olio e il procuratore aggiunto Paolo Ielo, non ha agito correttamente nella nomina di Salvatore Romeo, il dipendente comunale messo in aspettativa e promosso (con aumento) a capo della sua segreteria. Tuttavia, sulla procedura seguita non c’è una prassi univoca e questo fa decadere l’elemento soggettivo che l’avrebbe resa un reato. Analoga motivazione è alla base della contestuale richiesta di archiviazione per i suoi predecessori, Ignazio Marino e Gianni Alemanno, finiti sotto inchiesta per altre nomine nelle loro giunte. La sindaca va invece processata, secondo la Procura, per aver dichiarato il falso al responsabile dell’Anticorruzione capitolina, quando si accollò la responsabilità della promozione di Renato Marra a capo del dipartimento turismo e levò dall’impiccio il fratello Raffaele, suo consigliere e capo del personale ritenuto dai pm il vero artefice di quella nomina. Cade però l’aggravante di aver agevolato un abuso.
La prima cittadina grillina esulta su Fb perché «dopo mesi di fango mediatico cade una accusa infamante. Mi hanno fatta passare per una criminale, ora devono chiedere scusa a me e ai romani. Presto sarà fatta chiarezza anche sull’accusa di falso». Beppe Grillo sottolinea che «sono stati archiviati i due reati più gravi», mentre Matteo Renzi ribadisce il garantismo del Pd e invita Raggi «a fare la sindaca, se le riesce».
Il processo per i 16 ex consiglieri pd — tra cui spiccano i cinque senatori Bruno Astorre, Carlo Lucherini, Claudio Moscardelli, Francesco Scalia Daniela Valentini, il deputato Marco Di Stefano (arrestato per altre vicende) e il sindaco di Fiumicino (ed ex capogruppo), Esterino Montino — arriva invece nel solco dell’epopea di Franco Fiorito, «Er Batman» di Anagni, ex capogruppo del Pdl, condannato per un milione e mezzo di «spese pazze» nel periodo 2010-2013. Da inquisito sollevò il velo sul «così fan tutti». Corruzione, abuso d’ufficio, peculato e truffa i reati contestati a vario titolo.
Fulvio Fiano
- Venerdì 29 Settembre, 2017
- CORRIERE DELLA SERA
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