Willy Monteiro Duarte, un altro splendido ragazzo di vent’anni è stato ucciso da cosiddetti “balordi”, questa volta a Colleferro, pochi chilometri da Alatri dove tre anni fa fu massacrato Emanuele Morganti. È una cosa terribilmente dolorosa, che lascia senza fiato.
Però a questo punto dobbiamo guardarci in faccia e dirci le cose come stanno.
La categoria di “balordi” è più o meno la stessa: edonisti, cocainomani, fascistelli, impuniti. Le circostanze sono più o meno le stesse, quindi si può parlare di coazione a ripetere. La prima cosa che salta agli occhi leggendo i quotidiani locali e nazionali e frequentando un po’ quei luoghi, è che sul territorio che va dalla periferia sud-est di Roma fino alle porte di Napoli non sembra esserci né legge né morale che tenga. L’assassinio di Emanuele Morganti avvenuto ad Alatri nella notte tra il 24 e il 25 marzo 2017 e il pessimo spettacolo mediatico, sociale, politico e anche quello giudiziario (il processo è stato davvero deludente, non soltanto per la sentenza ma per come si è svolto, credetemi, l’ho seguito tutto) che ne è seguito non è servito a nulla. Il lavoro che va fatto per rendere un po’ più vivibile la nostra società è profondo e complesso, lunghissimo.
Queste vicende tragiche travolgono tutto, le istituzioni locali sono disarmate dinanzi a certi fenomeni innanzitutto perché non sanno trattenere i loro giovani subendo una emorragia continua verso altre zone del paese e altre parti del mondo e, quando i giovani restano, non sanno cosa far fare loro. Solo le scuole primarie e secondarie sono un presidio di civiltà, ma soverchiate da talmente tante difficoltà da sembrare fortini assediati.
I delinquenti che hanno ammazzato Emanuele e Willy non sono dei morti di fame, attenzione, una volta si sarebbero definiti “piccoloborghesi inferociti”. Sono professionisti, proprietari di locali, fabbrichette di scarpe, smorzi che magari non disdegnano di implementare le loro finanze con piccoli traffici di coca per fare soldi che poi vengono bruciati nei sabati folli. Comprano bottiglie di champagne, offrono a tutti, hanno macchine che costano decine di migliaia di euro, case hollywoodiane. Sono legati ossessivamente agli affetti familiari, trascinano i figli, i fratelli e i nipoti nel gorgo di vite “al di sopra”. Ecco da cosa deriva il “controllo del territorio”, dalla necessità di mantenere quel livello di vita.
Ecco perché dobbiamo guardarci in faccia, perché prima o poi noi, noi tutti, dovremo decidere quale società vogliamo, cosa vogliamo essere: un agglomerato di individui l’uno contro l’altro armati o un corpo sociale capace di agire per risolvere conflitti, squilibri sociali, problemi psicologici?
Le povere vittime di questi miseri assassini, sono figli e figlie nostre, ma il problema è che anche loro, i “balordi”, purtroppo lo sono. Anzi quei balordi lo sono ancora di più delle vittime, perché a quasi tutti noi piacciono i vincenti, i bulli, gli spacconi, gli sboroni. Ci piacciono nella politica, in tv, al cinema, nel paese e nel quartiere. Sì, a noi piacciono gli imbecilli che sbraitano, urlano, si atteggiano, comandano, rompono a tutti, noi li ammiriamo anche se sono di cretini integrali. Noi li votiamo, li eleggiamo, li vezzeggiamo, in una parola li alleviamo.
E, forse, il vero motivo è che anche a noi tutti piace vivere al di sopra delle non solo delle nostre possibilità, ma al di sopra delle nostre stesse aspettative, quindi a questi “balordi” siamo pronti a perdonare tutto, perché ci somigliano, perdoniamo loro anche l’assassinio più efferato, invece non perdoniamo le loro vittime di essersi fatte ammazzare, perché sono “perdenti”. Ok, sono arrabbiato, lo ammetto, sto scrivendo pieno di rinnovato dolore per la morte di Emanuele che riverbera in quella di Willy. Per favore, vorrei essere smentito.