Leggendo i giornali di questa mattina di una cosa mi sono accorto che, ormai l’argomento Monte dei Paschi, annoia. Vengono riportati i dati come se fossimo alla recita del rosario. Recita che coinvolge anche gli attori principali della gestione della banca. Tutti intenti ad autoincensarsi o a giustificarsi: il risultato negativo è dovuto agli interessi sui bond, abbiamo dovuto fare ulteriori accantonamenti per i crediti in sofferenza dopo gli stress test. A nessuno viene in mente che dopo i cinque miliardi dell’aumento di capitale già fatto e i due virgola cinque miliardi da fare si parla ancora di crediti deteriorati, ma quanti ce ne sono? Perché non si dice la verità? Che la banca, inoltre, non gira, non funziona. Una verità che a Profumo interessa poco di raccontare perché ormai è lontano da Siena e perché l’uniche cose a cui è interessato sono: sapere se il mercato risponda alle richieste di denaro e creare le condizioni perché venga rieletto. E questa volta non sarà la politica a farlo come in precedenza e non sarà soprattutto la politica senese. Del Valentini & C. non ha più bisogno e la Fondazione è ininfluente. La politica che, viceversa, vuole starci in tutti i modi che dopo aver sbagliato con voler mantenere il 51%, oggi sbaglia a voler restare con il 2,5%. Ma perché vuole restare a tutti i costi? Che rapporto c’è fra i crediti deteriorati e la politica? Cosa significa quel passaggio del comunicato della Banca d’Italia in cui si fa esplicito riferimento alla cattiva gestione del credito dal 2008 fino quasi ai nostri giorni? Stiamo assistendo a un PD che non vuole veramente fare i conti con il suo passato, che non ha una proposta organica che guardi al futuro, in una città che si adagia, come sempre al pettegolezzo. Un PD che è responsabile di tutte le nomine prima e dopo l’era Mussari. Oggi si parla, ancora, del futuro di Alberto Monaci. Del futuro di Alberto Monaci? Forse lui stesso si è scocciato di recitare la commedia senese e forse lui, a differenza di altri, ha capito che c’è un problema, anche anagrafico.
Allora perché continuiamo a scrivere? Per tre motivi sostanziali: i dipendenti, gli azionisti con particolare riguardo ai piccoli e alla Fondazione. I dipendenti hanno subito il danno maggiore erano nel dicembre 2011 (ultimo bilancio firmato da Mussari) 30.424 unità e oggi sono 27.258 con un saldo negativo di 3.166 persone. Diminuzione che non sembra destinata a fermarsi. Ma il dato che salta agli occhi è che nonostante queste operazioni, il cost/incam peggiora passando dal 64,2 al 64,4. Il danno per i piccoli azionisti è rilevantissimo e non soltanto per loro, basterebbe citare la Unicoop. Fra i piccoli azionisti bisogna ricordare i tanti dipendenti che ci hanno messo la liquidazione convinti che babbo Monte avrebbe potuto aiutare i figli o i nipoti, nulla di più sbagliato! La Fondazione continua a perseguire nell’errore di voler essere presente nel capitale del Monte. La Banca non ha più bisogno di lei, non conta, a differenza del territorio che potrebbe, ancora, fra qualche anno, se bene amministrata, averne la necessità. Anche se la politica, e non solo essa, la deve smettere di utilizzarla per controllare il territorio e portargli via quel poco che gli è rimasto. Questo sembra essere l’unico argomento che interessa veramente il PD e alcuni operatori economici del settore dei servizi. Quello del controllo del territorio e della possibilità di sottrargli risorse a Siena si chiama groviglio armonioso in altre parti d’Italia prende un altro nome. C’è bisogno, immediatamente, di uno scatto, non della confusione a cui stiamo assistendo, un’azione che cerchi di salvare il salvabile a partire dalla presenza del Monte a Siena con tutti i suoi risvolti economici e occupazionali.
Pierluigi Piccini