di Pierluigi Piccini
Molto spesso, uscendo di casa, incontro una signora con cui scambio qualche parola. Anche venerdì l’ho incontrata e, come sempre, ci siamo scambiati delle considerazione. La signora dovrebbe essere spagnola o portoghese, poco importa. Il tema questa volta verteva sui vaccini. Tutte e due siamo stati vaccinati: lei con Johnson & Johnson io con Pfizer. Dopo questo scambio di informazioni lei se ne esce con: «Quando si ha fede, tutti i vaccini vanno bene». Ma cosa intendeva dire con: «Quando si ha fede»? Fede sta per Dio o per la scienza? La questione non è da poco. È vero che oggi, per molti, la scienza ha sostituito Dio, questa non è la mia visione delle cose: dopo Feyerabend non ho più creduto ad una oggettività della ricerca. Ma lasciamo perdere. Comunque, questo atto di fede mi continuava a girare nella testa. È vero! Per credere ai vaccini bisogna avere fede, la signora forse aveva ragione. E come darle torto dopo tutto quello che sta succedendo? Basterebbe prendere ad esempio il balletto di decisioni prese da un sistema di potere debolissimo intorno al vaccino di AstraZeneca. Quindi vaccinarsi è un atto fideistico e, come la fede, è salvifico. Cosa potremmo pensare noi piccoli esseri impauriti da un “mostro” che evoca la morte, nei confronti del quale, come nei confronti della morte stessa, non ne comprendiamo né il senso, né l’origine. Il vaccinarsi diventerà un rito che si ripeterà sempre più nel tempo prossimo, e come tutti sanno i riti aiutano a vivere. Spero di incontrare più di frequente la mia amica.