In occidente quello di Qian Xuesen è un nome pressoché sconosciuto. In Cina al contrario il padre dei missili balistici intercontinentali e dei programmi spaziali della Repubblica popolare è oggetto di venerazione. A Shanghai gli hanno dedicato un museo che ne ripercorre la carriera e le sperimentazioni, un edificio di tre piani nel quale le visite guidate di scolaresche e dipendenti pubblici che vengono introdotti al mito dello “scienziato del popolo” si succedono senza soluzione di continuità.
Nato nel 1911 ad Hangzhou, nel 1934 Qian si laureò in ingegneria meccanica all’Università Jiaotong di Shanghai. L’anno successivo – grazie a una borsa di studio dell’indennità dei boxer – fece rotta sul Massachusetts Institute of Technology, dove ottenne un master in ingegneria aeronautica. Nel 1939 conseguì il dottorato al California Institute of Technology, sotto la guida del più importante ingegnere aeronautico del tempo, Theodore von Kármán, che lo definì «un genio indiscusso».
Nel 1949, mentre a Pechino Mao proclamava la nascita della Repubblica popolare, Qian fondava a Pasadena il Jet Propulsion Laboratory (JPL) del California Institute of Technology, di cui assunse la direzione, lavorando su sistemi di armamento segreti come il programma per lo sviluppo di vettori intercontinentali “Titan” e il “Private A”, il primo propellente solido testato con successo negli Stati Uniti.
Nel 1950 si aprì la stagione del maccartismo e, quello stesso anno, due ex agenti della Squadra rossa della polizia di Los Angeles incaricata di «indagare e controllare attività radicali, scioperi, rivolte» lo accusarono di essere membro del Partito comunista. Qian fu fermato con otto casse di bagaglio mentre stava partendo assieme alla moglie e ai due figli, per far visita ai suoi anziani genitori in Cina. Secondo le autorità statunitensi, quei bauli contenevano materiale classificato che lo scienziato intendeva far uscire illegalmente dagli Usa.
Nonostante si fosse professato innocente e malgrado le proteste delle comunità accademica californiana, Qian venne prima costretto agli arresti domiciliari e infine, nel 1955, rispedito da San Francisco a Hong Kong a bordo della “SS President Cleveland”. «Non ho intenzione di tornare, non ho nessun motivo per tornare… farò del mio meglio per aiutare il popolo cinese a costruire la nazione dove potrà vivere con dignità ed essere felice», dichiarò ai giornalisti prima di lasciare per sempre gli Stati Uniti.
«È stata la cosa più stupida che questo paese abbia fatto – sostenne il segretario della marina Usa Dan Kimball –. Qian non era più comunista di me, e noi l’abbiamo costretto ad andarsene».
Rientrato in patria, il Partito comunista accolse Qian a braccia aperte, affidandogli la fondazione dell’Istituto di meccanica di Pechino e assicurandogli un posto nella prestigiosa Accademia delle scienze.
Qian spese tutta la sua carriera in Cina (morirà a Pechino il 31 ottobre 2009, a 98 anni) per modernizzare i sistemi missilistici dell’Esercito popolare di liberazione e i programmi spaziali nazionali. […]
L’INGEGNERIA DEI SISTEMI
Oggi l’eco degli studi di Qian su quella particolare branca della scienza che va sotto il nome di ingegneria dei sistemi risuona tra gli ingranaggi della colossale macchina statale di sorveglianza hi-tech predisposta da Xi Jinping e compagni.
L’ingegneria dei sistemi – che in Cina sta conoscendo una nuova primavera – si occupa di mappare le dinamiche e i vincoli di un determinato sistema (fisico o sociale), in modo da potervi intervenire per modellarne il comportamento.
La società – come il sistema solare, il corpo umano, la famiglia o un’azienda – è un sistema, con una quantità estremamente numerosa di “sotto-sistemi” (gli esseri umani), di una varietà tale da essere definiti a loro volta come “sistemi giganti complessi”.
All’interno di una società: «(1) tra i sotto-sistemi esistono tante modalità di comunicazione; (2) i sotto-sistemi sono di tante varietà; (3) i sotto-sistemi hanno diversi modi di esprimersi ed acquisire conoscenze; (4) la struttura dei sotto-sistemi può cambiare con l’evoluzione, quindi questa struttura è in uno stato di flusso».
Il sistema sociale secondo Qian «può essere diviso in tre parti essenziali: il sistema economico-sociale, quello politico-sociale e quello ideologico-sociale. […] La costruzione della civiltà socialista deve coordinare lo sviluppo di questi tre aspetti». Mantenere il controllo del sistema-società rappresenta una sfida enorme per affrontare la quale – nel 1993 – Qian proponeva una «meta-sintesi dall’approccio qualitativo a quello quantitativo, coinvolgendo in maniera organica gruppi di esperti, dati, ogni genere di informazione, e la tecnologia dei computer e unendo la teoria scientifica di varie discipline all’esperienza e alla conoscenza umana».
Un approccio al quale è stato rimproverato di non tener in minimo conto le persone, puntando unicamente all’accrescimento del potere statale, e che tuttavia è stato utilizzato per la proiezione dei tassi di natalità (8 miliardi di cinesi nel 2080) che causò un’applicazione inflessibile della politica del figlio unico, nonché per valutare la fattibilità della diga delle tre gole, con la conseguente deportazione di 1,3 milioni di persone per costruire la barriera sul Fiume azzurro. Una intuizione profetica, considerando l’importanza che avrebbero assunto i big data e i calcolatori adatti processarli, come il supercomputer “Tianhe-1”, utilizzato per la e-governance a Tianjin.
L’ECO NEL SISTEMA DI CREDITO SOCIALE
Nella Repubblica popolare cinese il governo del paese, la “costruzione della civiltà socialista”, viene paragonato a un processo scientifico-sociale: attraverso la scienza è possibile prevedere e controllare il comportamento dei cittadini. Le sfide che il socialismo con caratteristiche cinesi affronterà lungo il percorso della “rinascita nazionale” saranno sempre più impegnative. Per questo – avverte un docente della Scuola di partito – «abbiamo bisogno di un sistema scientifico che assicuri il nostro successo». È in questo quadro che l’eco dell’ingegneria dei sistemi tanto tanto cara allo “scienziato del popolo” risuona – 25 anni dopo la pubblicazione dell’articolo di Qian – nel Sistema di credito sociale (Scs).
Il Scs è stato introdotto dalle Linee guida per la costruzione di un Sistema di credito sociale pubblicate il 14 luglio 2014 dal Consiglio di stato. Il secondo paragrafo del documento afferma:
Accelerare la costruzione di un Sistema di credito sociale rappresenta un importante punto di partenza per l’applicazione della visione scientifica dello sviluppo e la costruzione di una società socialista armoniosa. Si tratta di un metodo importante per perfezionare il sistema dell’economia socialista di mercato, accelerare e innovare la governance sociale, per rafforzare la consapevolezza dell’importanza della sincerità tra i membri della società, forgiando un contesto di valutazione della reputazione vantaggioso, aumentando nel complesso la competitività del paese e stimolando lo sviluppo della società e il progresso della civilizzazione.[…] Il sistema di credito sociale mira a promuovere l’onestà e le virtù tradizionali, utilizzando incentivi nei confronti dell’affidabilità e divieti nei confronti di chi si dimostri inaffidabile.
Il Scs punta a operare una rivoluzione nella governance che investe non soltanto gli individui, ma anche l’economia e la pubblica amministrazione. In un rapporto redatto da Trivium, viene descritto come l’insieme di tre componenti interconnesse: un database principale; una serie di liste nere; e un meccanismo di punizione e ricompensa. […]
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