i verbali l’inchiesta per corruzione
di Giovanni Bianconi
ROMA Oltre a migliaia di intercettazioni e scambi di messaggi, agli atti dell’indagine su Luca Palamara, l’ex componente del Consiglio superiore della magistratura accusato di corruzione dalla Procura di Perugia, c’è qualche verbale d’interrogatorio che aiuta a comprendere alcuni meccanismi nel funzionamento dell’organo di autogoverno dei giudici nella scorsa consiliatura. Ad esempio quello di un altro ex consigliere, Massimo Forciniti, 53 anni, tornato a presiedere una sezione del Tribunale di Crotone dopo l’esperienza a Palazzo dei Marescialli. Nonostante appartenessero alla stessa corrente — Unità per la costituzione — non sempre andava d’accordo con Palamara: «Durante la consiliatura abbiamo avuto degli scontri; dopo, invece, il nostro rapporto è migliorato e lui si è avvicinato alle mie posizioni, sempre in riguardo a questioni di corrente e di organizzazione», ha detto ai pm umbri il 4 ottobre scorso.
Durante l’interrogatorio gli inquirenti gli chiedono conto di un messaggio inviato a Palamara il 22 giugno 2018, quando il Csm di cui facevano parte entrambi stava per chiudere i battenti, estrapolato per l’occasione dagli investigatori della Finanza, nel quale Forciniti scriveva: «Grazie al tuo avallo, in questa consiliatura molte cose sono state decise da vicepresidente cerchio magico, non nelle sedi proprie». Che intendeva dire? Risposta: «Non ricordo la ragione contingente per cui scrissi tale messaggio. Posso dire che quando mi riferivo al “cerchio magico” intendevo dire che avevo l’impressione che Palamara, assieme al vicepresidente e altri consiglieri, laici e togati, cercassero di orientare l’attività del Csm. Ritenevo, in sostanza, che tali componenti avessero un canale privilegiato nei loro rapporti, anticipando il loro orientamento su varie pratiche da approvare in Consiglio». Ma chi faceva parte del «cerchio magico» evocato da Forciniti? «In questo gruppo di persone io consideravo, oltre a Palamara e Giovanni Legnini (il vicepresidente, già deputato pd e sottosegretario del governo Renzi, ndr), i consiglieri Valerio Fracassi, Paola Balducci e Giuseppe Fanfani (il primo della corrente di sinistra Area, gli altri due laici indicati dal centrosinistra, ndr)».
Nella chat del 22 giugno 2018, dopo il messaggio sul «cerchio magico» Palamara risponde a Forciniti che anche lui e Maria Elisabetta Alberti Casellati, altra componente del vecchio Csm, avevano ottenuto posizioni di rilievo: «Casellati presidente Senato, tu presidente terza e settima (commissione del Csm, ndr)», ma Forciniti replica piccato: «Nemmeno una presidenza nel quadriennio volevi farmi fare?». Ai pm di Perugia spiega che quando stava al Consiglio Palamara aveva buoni rapporti con l’allora procuratore di Roma Giuseppe Pignatone («L’ho visto in molte circostanze nella sua stanza al Csm»), dopo il rientro in Procura non più: «Mi riferì che Pignatone manifestava un atteggiamento di freddezza nei suoi confronti».
Ma l’interesse degli inquirenti riguarda altre nomine del precedente Csm; in particolare quelle dei procuratori Carlo Capristo a Taranto (arrestato venti giorni fa dai magistrati di Potenza per induzione alla corruzione), Antonino Di Maio a Trani (indagato nella stessa inchiesta) e Pietro Argentino a Matera. Votati da un asse diverso dal «cerchio magico» indicato da Forciniti, che univa Unicost a Magistratura indipendente e ai laici di centrodestra.
L’ex consigliere
La deposizione di Forciniti: «Rapporti privilegiati per orientare le decisioni»
Di queste nomine i pm di Perugia hanno chiesto lumi anche all’ex vicepresidente Legnini. Che lo stesso 4 ottobre ha ricordato di aver contribuito a far perdere a Capristo la sfida per la Procura generale di Bari, vinta da Anna Maria Tosto «appoggiata da Area e da gran parte dei laici». Dopodiché, quando Capristo corse per Taranto, «la sua candidatura fu sostenuta anche da alcuni consiglieri che non lo avevano votato per la Procura generale… Ovviamente ci fu un impegno di Unicost (la sua corrente, ndr) molto deciso». Tuttavia, spiega Legnini, «la nomina per cui vi fu un particolare impegno di Palamara fu per il posto di procuratore di Trani. Palamara sostenne fortemente la nomina del dottor Di Maio, che era stato indicato in precedenza per altri uffici. Ricordo che mentre era in istruttoria la nomina della Procura di Chieti, la mia città, Palamara mi disse che voleva proporre il dottor Di Maio. Io, anche in questa circostanza, fui inflessibile nel senso che pretendevo che venisse nominata la persona più titolata».
Poi Argentino fu mandato a Matera, e Legnini rammenta: «Io non ero favorevole, ma lui era fortemente appoggiato da Unicost, Mi, e i laici di centrodestra, lo stesso schieramento che aveva appoggiato il dottor Capristo. Io avevo espresso perplessità su tale nomina in ragione di una vicenda penale pregressa, benché definita a suo favore, i cui fatti si erano svolti proprio in Basilicata».
Di quella decisione si parla pure nell’indagine potentina che ha portato all’arresto di Capristo, amico del funzionario di polizia Filippo Paradiso (inquisito a Roma per traffico di influenze illecite e con buone entrature nel Csm di Palamara) il quale riferì a un altro magistrato pugliese: «È stata durissima ma ce l’abbiamo fatta a fare diventare Argentino procuratore di Matera».
Le domande dei pm
Approfondimenti sulle alleanze per la scelta dei procuratori di Taranto, Trani e Matera
Prevalse con 11 voti (Unicost, Mi e i tre laici di centrodestra), e il giorno dopo Palamara scrisse a Forciniti: «Mi giungono notizie pessime di Argentino. Abbiamo sbagliato?». Risposta: «No… lascia stare… non è uno scienziato, ma un lavoratore… non amato dai politici…». «Mi dicono cose turche». «Lascia stare…».