Chiusdino
Simone Innocenti
chiusdino (siena) Soldi riciclati per comprarsi campi e colline della campagna senese. È quello che hanno ipotizzato i pm della Dda Giuseppina Mione e Giulio Monferini che coordinano questa inchiesta nata anni fa. E proprio per questo motivo ieri mattina gli investigatori della squadra mobile fiorentina e gli uomini della Dia hanno eseguito un decreto di sequestro preventivo di una serie di porzioni immobiliari nel Comune di Chiusdino (Siena), acquistate ad agosto 2007: si tratta di un fondo agricolo in unico corpo, con sovrastanti alcuni vecchi fabbricati ed annessi rurali, per una consistenza catastale di oltre trecentocinquanta ettari ed un valore commerciale complessivo di circa 5 milioni di euro.
Secondo la magistratura per conto della ’ndrina «Grande Aracri» di Cutro (Crotone) e di una sua affiliata di Petilia Policiastro (Crotone), due imprenditori agricoli — Francesco Saporito e Edo Commisso, finiti sotto inchiesta — avrebbero impiegato denaro, frutto di attività illecite per acquistare terreni agricoli in Toscana. Un contratto che comprendeva anche «correlati titoli di aiuto agricolo disciplinati dalla Comunità europea», si legge nel provvedimento. Contratto che però non avrebbe contemplato la somma di poltre un milione e mezzo di «provenienza illecita».
Agli atti dell’inchiesta ci sono anche i verbali di un collaboratore di giustizia. Sentito dagli inquirenti, l’uomo spiega che «vi era un’azienda agricola situata vicino alla abbazia di San Galgano che era di fatto un’azienda gestita e acquistata con investimenti di denaro del clan Petilia Policastro». Quell’affare — a detta del pentito — lo procurò uno dei due indagati «che operava già con aziende agricole a Siena e a Grosseto».
Il giro dei soldi — sempre a detta del pentito — era questo: «L’azienda agricola fruttava dei soldi e chi ne aveva la titolarità grazie ai soldi della ‘ndrangheta doveva versarne una parte». Agli atti sono finite anche alcune intercettazioni: nel 2012 la squadra mobile e la Dia sentono dire che c’è la possibilità di acquistare «un’azienda che è tra le più quotate, che poi è confinante con quella dei Ferragamo (totalmente estranei all’indagine, ndr)». La sezione Criminalità organizzata della squadra mobile e la Dia hanno fatto anche riscontri bancari.
All’inaugurazione dell’anno giudiziario, il procuratore generale Marcello Viola aveva detto: «La mafia si sta strutturando in Toscana. A preoccupare sono i segnali, sempre più frequenti, di cointeressenze tra criminalità organizzata e alcuni settori del mondo dell’economia».
«Non passa settimana senza che nella nostra Regione non si venga a conoscenza di un’inchiesta avviata dalla Dda di Firenze. È preoccupante», dice Francesco Torselli, capogruppo di Fratelli d’Italia nel Consiglio regionale toscano.
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