Chieste tutele per i lavoratori e le filiali: prima dello stop un ciclo di assemblee
Mauro Bonciani
Troppi i punti da chiarire, i rischi per i lavoratori ed i clienti, troppe le agevolazioni per Unicredit. E così i sindacati di Banca Mps hanno dato il via allo sciopero di protesta contro l’ipotesi di acquisizione di Rocca Salimbeni da parte del gruppo bancario che è in trattativa con il Monte. Una mobilitazione che arriva anche perché il ministero dell’economia non ha risposto alla loro richiesta di essere convocati per parlare dell’operazione che riguarda 21.000 dipendenti, molte migliaia solo in Toscana.
«Faremo sentire comunque la nostra voce, da Nord a Sud, dalle filiali, dalla direzione generale, dal consorzio, dalle società del gruppo, dai poli distaccati presso società terze, contro quello che ministeri e Unicredit non dicono», è la premessa del documento di Cgil, Cisl, Uil, Fabi, Unisin. Il documento unitario contesta anche la mancanza di altre ipotesi rispetto all’acquisizione sotto Unicredit, come la permanenza dello Stato in Mps oltre il 31 dicembre o una operazione a tre per la creazione di un terzo polo bancario in Italia — «Vorremmo capire perché non vengono prese in considerazione soluzioni alternative» — e chiede «chiarezza su un’acquisizione che si gioca sulla pelle delle persone e che non può essere condotta al buio e sulla fiducia». Oltre a certezze peer i 21mila addetti (si parla di 5.000-7.000 esuberi) i rappresentanti dei lavoratori sollevano il problema degli sportelli che in caso di fusione dovranno essere ceduti per i limiti posti dall’antitrust come sarà inevitabile in Toscana nelle provincie di Siena, Grosseto, Prato e Arezzo. «Le filiali Mps del perimetro che sarà acquisito da Unicredit come si collocano nella legislazione Antitrust? Le sovrapposizioni saranno chiuse? Cedute a terzi?», dicono e aggiungono: «Analogamente, le filiali Mps del perimetro che non sarà acquisito da Unicredit, saranno chiuse o cedute a terzi? I colleghi di tutte queste filiali continueranno a fare il loro mestiere, oppure saranno oggetto di mobilità professionale e territoriale?».
Tra gli interrogativi il destino della sede centrale di Siena, in cui lavorano circa 1.800 persone, il futuro delle altre società del gruppo Mps, la garanzia che il numero di esuberi sia sostenibile dal fondo di solidarietà dei bancari che finora ha evitato licenziamenti, accompagnando tutte le uscite dal gruppo, circa 10mila dall’esplosione della crisi post acquisizione Antonveneta. «Abbiamo avviato le procedure per la proclamazione dello sciopero e faremo assemblee per fare il punto della situazione — concludono i sindacati — Siamo determinati a giocare il nostro ruolo in questa partita perché la posta è altissima».
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