Montepaschi, via all’aumento Offerta con lo sconto del 38,9%.

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Saranno offerte sul mercato a 1,17 euro, con uno sconto del 38,9% le nuove azioni del Montepaschi. Sono queste le condizioni che ieri sera dopo 5 ore il consiglio della banca senese ha deciso di proporre ai soci vecchi e nuovi per l’aumento di capitale da 3 miliardi di euro: è stato un voto «assolutamente unanime», hanno detto il presidente Alessandro Profumo e il ceo Fabrizio Viola. L’operazione servirà a rinforzare il patrimonio dopo il deficit da 2,1 miliardi emerso dall’esame complessivo della Bce e per estinguere l’aiuto di Stato residuo rimborsando 1, 07 miliardi di Monti bond.
Con questa nuova iniezione di capitale fresco — che segue il maxi aumento da 5 miliardi di euro di appena un anno fa servito a rimborsare i primi 3 miliardi di aiuti di Stato — Mps uscirà dalla procedura di ristrutturazione sotto il controllo della Commissione Europea e si adeguerà ai limiti patrimoniali imposti dalla Banca centrale lo scorso gennaio.
Lo sconto è superiore a quello dell’aumento del 2014 (era stato del 35,5%) e le nuove azioni sono offerte nel rapporto di 10 azioni nuove ogni 1 vecchia posseduta. La diluizione era già messa in conto dal mercato, che aveva stimato un 35-40% di sconto sul «terp», cioè il prezzo teorico dell’azione senza il diritto d’opzione. Per questo il titolo ha chiuso in calo per tutta la settimana e ieri ha perso un ulteriore 3% a 9,38 euro. Nei prossimi giorni è attesa grande volatilità in Borsa: l’aumento parte lunedì fino al 12 giugno. I diritti possono essere negoziati fino all’8 giugno.
A sottoscrivere si sono impegnati i soci Fintech (4,5%), Btg Pactual (2%), Axa (3,17%), Alessandro Falciai (1,7%), mentre scioglierà presto la riserva la Fondazione Mps, che ha il 2,5%: dovrebbe investire 75 milioni per non diluirsi ma potrebbe anche scegliere di sottoscrivere solo parzialmente. Il resto verrà dal mercato ma non ci sono rischi visto che l’intero ammontare è garantito dal consorzio guidato da Ubs, Citi, Goldman Sachs e Mediobanca.
Oggi verrà pubblicato il corposo prospetto informativo sull’aumento, che si dice la Consob ha voluto particolarmente dettagliato sui rischi, in particolare sulle partite del passato ancora aperte. C’è intanto la questione del derivato Alexandria con Nomura, che la Bce ha imposto di chiudere entro fine giugno per far rientrare nei limiti l’esposizione, oggi attorno al 48% del patrimonio. Resta aperta anche la questione della contabilizzazione in bilancio di Alexandria e dell’operazione gemella Santorini (con Deutsche Bank), anche se i bilanci pro-forma hanno già dato indicazioni sui loro effetti se considerati come derivati e non come prestiti.
Fabrizio Massaro