Montepaschi, il Tesoro avrà il 4%.

La banca più antica d’Europa, forse del mondo, aggiunge un nuovo primato ai tanti messi in fila nella sua lunga storia: il ritorno dello Stato nel capitale di un istituto di credito italiano, a vent’anni dall’addio alle bin (Comit, Credit e Banca di Roma). Da ieri il ministero del Tesoro è il secondo azionista di Mps con una quota del 4%, subito alle spalle di Fintech, messicani con base a New York (4,3%), che non potrà essere venduta almeno per i prossimi sei mesi.
La presenza pubblica nella banca di Siena non ne prevede un ruolo attivo nella governance, ma accompagnerà comunque, almeno nella tempistica, il cambio della guardia al vertice, con l’uscita nelle prossime settimane di Alessandro Profumo dopo poco più di tre anni da presidente a Siena. L’ex amministratore delegato di Unicredit rimetterà l’incarico al consiglio del 6 agosto. La scelta per la presidenza potrebbe ricadere su Pietro Modiano, già braccio destro dello stesso Profumo.
L’ingresso del ministero oggi guidato da Pier Carlo Padoan non può essere considerato una sorpresa per il Montepaschi, per che per fa fronte alla crisi di liquidità ha emesso a suo tempo obbligazioni riservate al Tesoro, i cosiddetti Monti bond. Spiega una nota della banca che l’ingresso è avvenuto come previsto attraverso l’emissione di nuove azioni a favore del ministero a titolo «di interessi maturati al 31 dicembre 2014» proprio sui Monti bond (in tutto 4,07 miliardi di euro). Si tratta della super cedola del 9% riconosciuta a suo tempo sul prestito statale. Nel 2014, anno chiuso con un rosso da 5,4 miliardi dopo le maxi svalutazioni per 7,8, Mps era riuscita a evitare che il pagamento degli interessi sul 2013 avvenisse con l’emissione di nuove azioni a favore del Tesoro.
La banca aveva giocato la carta dell’emissione di nuovi Monti Bond, ripagati poi al Tesoro utilizzando 3 dei 5 miliardi dell’aumento di capitale condotto in porto lo scorso giugno. Una clausola utilizzabile solo una volta: il contratto non prevede sia di nuovo percorribile nell’anno in corso che pure ha visto il varo di una nuova ricapitalizzazione da 3 miliardi.
L’arrivo dello Stato-azionista ha l’effetto di diluire, anche se lievemente, gli altri soci. Secondo i primi calcoli, Fintech passa dal 4,5% al 4,3%. Btg Pactual dovrebbe scendere dal 3,13 al 3%, la compagnia francese Axa dal 3,17% a poco più del 3%, la Fondazione Monte dei Paschi si riposiziona poco sotto l’1,5%. Alessandro Falciai, accreditato di 1,9% dopo l’aumento andrebbe all’1,8% circa, salvo successivi rafforzamenti per il socio che ha già espresso 4 consiglieri sui 7 attributi alle liste di minoranza.
Per Mps resta a questo punto ancora aperta la strada di un’alleanza forte e internazionale. E forse il vincolo di lock-up di 180 giorni sulla quota del Tesoro, i sei mesi in cui le azioni non possono essere vendute, più che una rigidità, potrebbe rappresentare un tempo prezioso per la riflessione.
Paola Pica