In queste pagine, intrise, dalla prima all’ultima, di una fortissima componente spirituale, si riscontrano elementi che ormai da lungo tempo caratterizzano la produzione letteraria e filosofica dell’autore: il colloquio costante con gli assenti, sempre considerati capitinianamente compresenti, la tensione compassionevole nei confronti di tutti gli esseri senzienti, senza alcuna distinzione di specie, un afflato mistico venato di soffusa malinconia, la consapevolezza della transitorietà e dell’insufficienza dell’esistenza, un universo affettivo in cui interagiscono, alla stessa stregua, umani e non umani, una singolare e rara propensione a rinvenire ovunque incantazione, una visione in cui sogno e imprevisto si fondono a quanto viene comunemente accreditato per reale, favorendo sospensione e annullamento tra mondo fisico e non. Pullia non ama limiti, confini, divisioni sia sotto il profilo stilistico che mentale. Per lui, tutto è in funzione di un oltrepassamento e tutto deve rendere conto di altro.