«Mazal tov!», una mostra racconta il matrimonio ebraico

«Mazal tov»in ebraico significa buona fortuna ed è l’augurio che si dedica tanto alle occasioni minute quanto a quelle importanti. In questo caso Mazal tov! è il titolo della mostra dedicata al matrimonio ebraico che si è appena inaugurata al Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah di Ferrara, una sorta di invito a nozze per riprendere le attività del museo in modo gioioso. Dopo gli eventi online con cui l’istituzione ha colmato lo stop dei mesi scorsi, ora il museo riapre le porte con una mostra al quale si addice, appunto, l’augurio «Mazal tov!», che nelle intenzioni degli organizzatori è destinato a tutti in vista della ripartenza post-pandemica.

IN ATTESA DELL’APERTURA della grande mostra di ottobre – il terzo capitolo di «Oltre il ghetto, dentro e fuori» che ripercorre la storia della vicenda ebraica italiana – non si è voluto lasciare il museo fermo ed è da questa volontà di presenza che nasce una mostra gioiosa e allegra dedicata ad uno dei momenti fondamentali della vita ebraica. «Il matrimonio è una pietra miliare per l’ebraismo – spiega il presidente del Meis Dario Disegni – simboleggia la continuità dei riti e delle tradizioni ed è contrassegnato da una cerimonia vitale ricca di significati». «Una mostra – aggiunge il direttore del Meis Amedeo Spagnoletto che è anche curatore dell’evento insieme a Sharon Reichel – che fa bene al cuore. Il matrimonio rappresenta uno dei più profondi atti di amore e di fiducia verso il futuro e porta con sé un messaggio di speranza universale, un balsamo per i tempi complessi che ci troviamo a vivere. Mazal tov! – prosegue – è un’esposizione che racchiude insieme il passato e il presente, riti millenari e pratiche moderne che pur nella sua specificità riuscirà a coinvolgere i visitatori».

La linea che Spagnoletto sembra voler dare al nuovo corso del museo – iniziato in realtà un anno fa ma bloccato dalla pandemia – è sotto il segno di un doppio binario, da un lato raccontare la specificità ebraica e dall’altro mostrare la trasversalità culturale con la collettività in cui è immersa. «L’unione di una coppia e la nascita di una nuova famiglia – spiega Spagnoletto – è un evento gioioso e aggregante di ogni cultura e noi raccontiamo quello ebraico tra tradizioni antiche e contemporaneità». Organizzata di concerto con gli Enti locali e la Comunità ebraica, alla realizzazione hanno partecipato anche l’Isco, l’Istituto per la storia contemporanea e il Liceo Roiti.

La mostra racconta così uno dei momenti cardine del ciclo della vita ebraica con oltre trentacinque oggetti, alcuni con settecento anni di storia altri che appartengono all’arte contemporanea. Decine di storie e frammenti di discorsi amorosi fissati nei secoli: preziose Ketubboth decorate – i contratti nuziali – del Seicento e del Settecento, di solito custodite nelle Gallerie Estensi di Modena, insieme all’immagine della rottura del bicchiere celebrata in tanti film ma anche al teatrino dell’artista genovese Emanuele Luzzati e ai regali e alla dote dello sposo e della sposa.

DUE OGGETTI in particolare raccontano il significativo intreccio tra la vicenda specificatamente ebraica e la storia italiana: l’album di dediche dei protagonisti della cultura italiana (da Pascoli a Puccini, da Verga a Carducci, da Eleonora Duse e Federico De Roberto) realizzato dal drammaturgo Sabatino Lopez in onore delle nozze del fratello Corrado con la moglie Ada Sadun. E un anello che invece sostituisce la fede nuziale che anche gli ebrei donarono alla patria nel 1935, rispondendo alla chiamata dell’Italia fascista, ricevendone in cambio una di ferro. Ma, ad arricchire la mostra, anche l’opera «Salt Crystal Bridal Gown», firmata da Sigalit Landau con il fotografo Yotam From, che segue il processo di cristallizzazione di un abito nero immerso nel Mar Morto e l’opera di Flora Deborah che rielabora il mikveh, il bagno rituale pieno di acqua piovana o sorgiva che compiono le donne alla vigilia del matrimonio.

PER CONCLUDERE questo itinerario nei mesi passati è stata proposta anche la call to action Un amore da condividere che ha arricchito il percorso espositivo di fotografie di matrimoni a partire dagli anni Trenta del Novecento fino ad oggi. La mostra resterà aperta fino al 5 settembre e il biglietto – 7 euro – prevede la possibilità di visitare anche le opere permanenti del museo.

 

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