Dev’essere un colpo da ko persino per un ego ipertrofico come il suo essere preso a pallonate da un’«icona mondiale» come Chiara Ferragni. Eppure, in questi giorni in cui il Matteo di Rignano vive la sua transizione da sedicente politico di centrosinistra (gli avevano creduto persino quelli del Pse!) a futuro atomo di centrodestra (tipo Lupi o Binetti) salvato in un collegio dai sovranisti Salvini e Meloni, ecco che gli capita di subire la discriminazione, l’accusa che si fa più lacerante perché arriva non da un banale avversario politico, ma dalla regina delle influencer.
Da lui stesso elevata a «icona mondiale» quando elogiò la sua visita agli Uffizi, definendola «una risorsa incredibile per avvicinare i giovani all’arte». La «risorsa» però ieri gli ha detto che le fa schifo. Per la precisione ha scritto «i politici fanno schifo», ma il post su Instagram era chiaro, con tanto di foto gigante di Renzi: «L’Italia è il paese più transfobico d’Europa. E Italia Viva con Salvini si permette di giocarci su».
Sintesi perfetta, più chiara di cento editoriali: le manfrine sugli emendamenti e le trattative con Ostellari vengono spazzate via con un click.
E lui, che aveva costruito il suo successo pop col giubbino di Fonzie da Maria De Filippi (era il 2013), e che ha puntato quasi tutto sui social, esplode su Facebook: «Da lei mi aspettavo qualcosa in più di una frasina banale e qualunquista, il mediocre ritornello di chi vive di pregiudizi».
Frasina banale seguita da un corollario di luoghi comuni come «fa schifo chi non studia, chi non ascolta le ragioni degli altri», eccetera. Poi una perla di ipocrisia: «La politica è serietà, passione, fatica: non è un like messo per far contenti gli amici».
Sul Matteo in transizione da Obama a Orban si accanisce anche il marito dell’icona, Fedez, che lo colpisce col più classico dei contrappassi: «Matteo, stai sereno». E ancora: «C’è tempo per spiegare quanto sei bravo a fare la pipì sulla testa degli italiani dicendogli che è la pioggia».
Non c’è che dire, i Ferragnez hanno capito Renzi meglio di Bersani e D’Alema. E ora il povero Matteo, che una volta sfidava Salvini ai duelli tv e ora si appresta a votare gli emendamenti insieme, si ritrova a chiedere un duello alla «dottoressa Ferragni»: «Se vuole confrontarsi sugli articoli 1, 4, 7 della legge Zan e sugli emendamenti Scalfarotto io ci sono», lancia il guanto tirando in ballo il povero Scalfarotto, che il 9 giugno al manifesto aveva giurato che «la legge Zan va benissimo così com’è», «trattare con la Lega è un errore» e che «eliminare il passaggio sull’identità di genere lascia scoperte le persone transessuali, quasi un invito alla loro discriminazione che non potrei mai votare».
Ma l’ex rottamatore, che nel 2016 le prese in diretta da Ciriaco De Mita sul referendum costituzionale, ora pare ansioso di fare il replay con i Ferragnez: «Sono pronto a un dibattito pubblico, dove vuole e come vuole. Se ha questo coraggio, naturalmente».
Ora immaginiamo la paura che sta serpeggiando nell’attico di City Life a Milano, tra una diretta sulla pappa della bambina e una sullo shampoo da promuovere. In attesa dello spumeggiante scontro (con Fedez e Boschi come “secondi”), ritornano in mente le parole profetiche di Renzi al pubblico di «Amici»: «Magari perderete la battaglia, però non perderete la faccia che è la cosa più importante». Per quella ormai non basterebbe «Amici» servirebbe «Chi l’ha visto?».