di Andrea Greco
MILANO — Bernardo Mattarella è l‘amministratore delegato di Mediocredito centrale.
Com’è l’Italia vista da uno snodo, che in 14 mesi ha smistato 154 miliardi di crediti bancari a garanzia statale a un milione e seicentomila piccole e medie imprese?
«Nel 2020 abbiamo visto un tessuto imprenditoriale in enorme difficoltà per l’emergenza sanitaria.
L’intervento del Fondo di garanzia ha consentito la sostanziale tenuta di una parte significativa del sistema produttivo, garantendo, con il sistema bancario, il flusso di credito senza contrazioni alle Pmi. Il recente rapporto presentato da Mediocredito centrale e Svimez evidenzia che senza interventi sulla liquidità circa 60 mila imprese con situazione buona o discreta avrebbero potuto diventare “imprese zombie”, rendendo più grave la crisi».
È vero che potreste intervenire su Mps come attori comprimari, al fianco di Unicredit o di altri?
«Leggiamo sulla stampa che Mcc potrebbe essere chiamato a svolgere un ruolo per risolvere il caso. Noi abbiamo il mandato di concentrarci sul sistema creditizio e finanziario del Mezzogiorno e, qualora ci fosse bisogno, non potremmo non fare la nostra parte nell’ambito di un progetto industrialmente sostenibile con logiche, criteri e condizioni di mercato».
Una delle ipotesi è che Mcc possa rilevare le filiali Mps eccedenti i tetti Antitrust (saranno centinaia), dopo un’acquisizione di terzi. In quali regioni siete meno sovrapposti alla rete dei senesi?
«La presenza di Mcc si concentra molto in Puglia, Abruzzo, Basilicata. Mentre in Calabria, Sicilia e parte della Campania le due reti non hanno sovrapposizioni e potrebbero essere compatibili».
Il salvataggio di Popolare di Bari e Cassa risparmio di Orvieto è finito? Il consolidamento delle Popolari al Sud sta per iniziare?
«Si sta concludendo un percorso molto complesso e per nulla scontato, anche perché abbiamo trovato le due banche in condizioni se possibile più complicate di quanto trasparisse dall’analisi dei documenti. Il cammino è ancora lungo e insidioso, ma oggi ci sono due strutture manageriali quasi tutte nuove con figure di alto profilo, e un nuovo modello di servizio per famiglie e imprese dei loro territori. Nel frattempo Mcc ha fatto altre operazioni, più piccole: la quota di minoranza di Aidexa, che ha sede in Molise e svilupperà l’instant credit digitale sulle nostre reti, i bond AT1 e subordinati per gli acquirenti di Banca regionale di sviluppo, che dalla Campania si specializzerà nello smobilizzo di crediti verso la Pa nel Sud, e altre cose nella finanza specializzata».
Come si esce bene dagli aiuti statali su liquidità e credito?
«Le garanzie saranno ancor più importanti nella fase di ripartenza.
Si esce bene se le imprese potranno sfruttare la mole di miliardi in arrivo dai fondi europei, come leva preziosa per accelerare la graduale normalizzazione già in corso.
Partire dalle riforme di giustizia e Pa, come prevedono le regole del Pnrr, può tra l’altro aiutare a rendere più efficace ogni iniziativa di tipo finanziario».
Metà degli aiuti, vocazione meridionalista di Mcc a parte, l’ha presa il Nord. Nel Sud, che ha il 27% dei dossier approvati, c’è poi un importo medio di 62 mila euro, contro 80 mila di media nazionale. Riequilibrare si può?
«La struttura produttiva al Sud si caratterizza con imprese più piccole. Ma oltre a questo, bisogna farle crescere anche culturalmente: non solo con soldi e aiuti, anche invitando chi fa impresa a modernizzarsi e orientarsi alla crescita. Per esempio con strumenti che smarchino le aziende dall’eccessiva dipendenza bancaria, come le iniziative di Mcc su basket bond e minibond da cartolarizzare».
Nel 2020 Mcc ha avuto un utile netto di 51 milioni, i conti migliori dal 2012. Merito del dl Liquidità o avete messo del vostro?
«C’è molto del dl Liquidità: ma direi che ci abbiamo messo del nostro a rispondere a tutte le sollecitazioni, campionando una mole enorme di richieste. In più Mcc ha aumentato di oltre un terzo gli impieghi diretti a clienti, saliti a 2,1 miliardi. Il 2020 e questo scorcio di 2021 vedono una banca sempre più solida al servizio del Paese, per la prossima fase di rilancio dell’economia».