In cinque anni quasi raddoppiato il numero di punti di ristoro tra bar, ristoranti e fast- food
carlo bonomei
Quando si dice il “ mangificio”. Dai dati dell’ufficio statistica di Palazzo Vecchio salta fuori che i punti di ristoro, tra bar, ristoranti, paninerie, kebab e fast- food, nel centro storico di Firenze sono praticamente raddoppiati nel giro di soli 5 anni. Un aumento, a stare alle cifre rilevate, del 44%. Un boom mai visto in tutta la storia precedente. Neppure nei lontani anni Settanta, quando esplose il dibattito sulla «banalizzazione del commercio » . Cioè sulla rendita turistica e sulle pizzerie a taglio sorte come funghi lungo i percorsi più frequentati dalle frotte di visitatori.
Un dato tanto più significativo se si pensa che, nello stesso arco temporale, fuori dal centro storico turistico l’aumento delle attività di somministrazione è stata invece del 16%, quasi due terzi di meno. Basta del resto passeggiare per le vie del centro per osservare lo snaturamento: garage trasformati in ristoranti, negozietti diventati paninerie.
Gli ultimi cinque sono stati gli anni neri della crisi e del lavoro. Gli anni in cui si è cercato rifugio nel terziario non sofisticato, approfittando del fatto che il turismo non è mai venuto meno. E anzi ha sempre avuto una crescita costante. Col risultato che oggi abbiamo a Firenze una densità di attività di somministrazione di 215 esercizi per chilometro quadrato. Contro gli 11 esistenti invece fuori dal centro.
Se poi a bar, ristoranti e somministrazione varie si sommano anche i negozi alimentari, compresi i mini- market nati un po’ ovunque, la densità nel centro sale a 263 esercizi per chilometro quadrato.
Palazzo Vecchio ha provato a mettere un freno “ chiudendo le porte”. Decretando cioè il blocco delle nuove aperture di bar e ristoranti per 3 anni ( sono ammessi solo i trasferimenti interni al centro). Un provvedimento scattato lo scorso aprile, che andrà avanti dunque fin quasi alla primavera del 2020, quando a Palazzo Vecchio potrebbe esserci il Nardella-bis. Ma poi?
In teoria il provvedimento è pure prorogabile. Ma è difficile prevedere adesso cosa accadrà nel 2020: «Vedremo se prorogarlo oppure no » , ci si limita a dire oggi a Palazzo Vecchio. Che ha vinto pure il round con Federdistribuzione, che riunisce le grandi catene alimentari, ricorsa al Tar per chiedere l’annullamento del provvedimento.
Per il Tar il blocco per tre anni alle aperture di nuovi esercizi di somministrazione per il centro storico è legittimo. Gli stessi giudici amministrativi rilevano «un’eccessiva concentrazione di esercizi commerciali in una parte estremamente limitata e delicata del territorio comunale». Arrivando così a giustificare la deroga di Palazzo Vecchio, geograficamente circoscritta, al principio della liberazione del commercio introdotto ormai da qualche anno in Italia.
Forse il blocco non è ancora pienamente visibile. Anche dopo l’entrata in vigore del blocco le nuove aperture in centro sono continuate. Ma si tratta di richieste che erano state presentate prima, ha spiegato Palazzo Vecchio, e solo dopo materialmente avviate. Nei mesi a venire il blocco è però destinato a produrre conseguenze visibili: la “ coda” delle domande presentate in corsa prima che scattasse il blocco si sta ormai esaurendo. Ma è facile immaginare che la corsa all’apertura riprenderà ancora più veloce di prima, quando il blocco verrà tolto.